I maestri (XVII) – Giorgio Caproni

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Da L’opera in versi (I Meridiani, 1998)


Vespro

La fila lunga dei soldati
è passata; sul prato è rimasto
aspro l’odore dell’erba
pestata – e l’eco
d’un canto nell’aria serale.

Ad occidente, nel fuoco
bianco d’un astro, scompare
l’ultima rondine. A poco
a poco, sbiadisce il giorno
(ricordo d’uomini e di giardini)
nella memoria stanca della sera.

*

Quale debole odore
di gerani ritocca
questa corda del cuore
come un tempo?

Trabocca
nel mio cuore la piena
dei tuoi giorni perduti,
dei miei giorni vissuti
senza spazio – con pena.

E lo spazio era un fuoco
dove ardevi per gioco
coi tuoi abiti – il bianco
del tuo petto, ed il fianco
che ne vento odoroso
dei gerani, in riposo
replicava il tuo accento.

Era un debole vento
che portava lontano
il tuo nome – un umano
vento acceso sul fronte
d’un continuo orizzonte.

*

Su un’eco (stravolta) della Traviata

Dammi la mano. Vieni.
Guida la tua guida. Tremo.
Non tremare. Insieme,
presto Ritorneremo
nel nostro nulla – nel nulla
(insieme) Rimoriremo.

*

Senza esclamativi

Com’è alto il dolore.
L’amore, com’è bestia.
Vuoto delle parole
che scavano nel vuoto vuoti
monumenti di vuoto. Vuoto
del grano che già raggiunse
(nel sole) l’altezza del cuore.

*

Ritorno

Sono tornato là
dove non ero mai stato.
Nulla, da come non fu, è mutato.
Sul tavolo (sull’incerato
a quadretti) ammezzato
ho ritrovato il bicchiere
mai riempito. Tutto
è ancora rimasto quale
mai l’avevo lasciato.

*

Biglietto lasciato prima di non andar via

Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.

Il mio viaggiare
è stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.

*

A Rina

Senza di te un albero
non sarebbe più un albero.
Nulla senza di te
sarebbe quello che è.

*

Concessione

Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos’è, nella sua essenza, una rosa.




Nota bio/bibliografica di Giorgio Caproni su Wikipedia.org

Fotografia in copertina di Dino Ignani





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