“Le vedi le nostre mezze ore / un tanto al litro, un distributore”: Alessandro Assiri

Autore/a cura di:

Alessandro Assiri, “Abitarmi stanca” (Puntoacapo, 2023)


(…) Nella situazione contingente la poesia di Alessandro Assiri è difficilmente circoscrivibile e associabile a scuole di pensiero o a mode letterarie emergenti, temporanee. Non allineabile né tanto meno allineato, Assiri esce dalla logica di tanti prosimetri più o meno consapevoli e si allontana dal lirismo fai da te, mistificatorio e deludente: la sua ricerca poetica fa storia a sé, insomma, per temi e scelte formali. Ciò vale nello specifico della presente raccolta Abitarmi stanca, il cui campo d’indagine ha come motore primo un tema caro ai poeti di più generazioni e mai espresso con la necessaria nitidezza, eccezion fatta forse per certi versi di Montale e, ultimamente, qualche scritto di Bellini: è l’assenza assoluta, sciolta da ogni legame, definitiva, ciò che determina il nucleo tematico di un libro diviso in tre capitoli complementari e complanari,  in cui si respira l’atmosfera di una cappa nebbiosa insistente e vaga che illude e toglie, che attutisce e scarnifica la realtà dove si manifesta. (…)

(Dalla prefazione di Ivan Fedeli)


Non mi interessa la carne, guardo le cose impasto
la terra vecchia con la nuova spolvero la foto dove
ridi
Amo i fiori secchi e le cornici
quei passi mezzi svelti che si fanno quando piove i
sensi di colpa per le assenze di Natale
*
Di me con te resta ciò che non è uomo
la tua sagoma nel letto è tutto ciò che disimparo
Lascia che ti senta in un nome qualsiasi
così come un’invenzione di vento che mi solleva
dalla fatica di questo chiedere di quanti giorni è
fatto il paradiso
*
Volavano gli aeroplanini di carta
le scuole serali coi diplomi e i sacrifici era quella la
nostra chirurgia interiore
I pantaloni con più stoffa, l’orlo da allungare un
nonno che non lesinava una carezza
i pastori del presepio più alti delle case gli impac-
chi in semolino
Ho ritrovato ieri la tua coperta della nanna l’ho
messa insieme ai miei ricordi da bambino.
*
Un paio di volte la voce delle nostre miserie scritte
senza nome solo l’iniziale, così come
chi si mangia l’alfabeto e della chimica fa un mito
Le vedi le nostre mezze ore
un tanto al litro, un distributore
*
Lì da un compleanno o da un vano portaoggetti
dove c’è una foto dei trent’anni, uno schema libe-
ro incompleto il finestrino di un treno dove ci so-
migliamo nella condensa
Dimmi se posso cercarti in un biglietto sbiadito
con il numero mai cambiato di un telefono che
non suona dimmi se posso chiamarti se ho paura
*
Adesso sorge il giorno lo aspettavo
o forse l’aspettava la paura di esser solo
Il punto cieco l’incapacità del volo



Alessandro Assiri (Bologna 1962) vive tra Trento, Bologna e Parigi. Si occupa a vario titolo di letteratura e progetti culturali per editori italiani e francesi. Collabora con riviste letterarie cartacee e telematiche. Per musei e fondazioni private cura acquisizioni di libri antichi e opere d’arte.  In poesia ha pubblicato: Morgana e le nuvole (2004); Il giardino dei pensieri recisi (2006); Modulazione dell’empietà (2007); Quaderni dell’impostura (2008); La stanza delle poche righe (2010); Cronache della città parallela (2011); In tempi ormai vicini (2012); Appunti di un falegname senza amici (2013); Lo sciancato e Caterina (2014); Lettere a D. (2016); Ontologia della Maddalena (2018); L’anno in cui finì Carosello (2019); Come (Lietocolle/Ronzani Editore, 2022). Per la saggistica: Come salvare la poesia dai poeti (Serse Cardellini Thauma, 2015).




Fotografia in copertina di Jordan Graff

 

Lascia un commento