Immagine: Valériane Leblond
SILLABARI
Rubrica a cura di Silvia Rosa
ALTEZZA | DANILA DI CROCE
Il grembo accogliente dell’attesa è forse il luogo in cui deve compiersi ogni gestazione e chissà che il vertice preciso dell’istante non ci inviti ad azzerare il tempo, a sperimentare uno strappo sempre nuovo, un crollo che ci proietti dove ancora non siamo nati. In questo continuo divenire la dimensione che prediligo è l’altezza. Sì, scelgo la parola “altezza” per offrire la mia personale chiave di lettura del libro. È verso l’alto che vorrei saper dirigere il mio sguardo, perché è lo sguardo che devo affinare prima ancora della voce: è ciò che di me posso lanciare più lontano, che può spingersi più distante da me. La voce non arriva troppo in là, lo sguardo invece è capace di una misura più ampia. Ed è quell’altezza a suscitare la nascita che deve ancora avvenire, che non sperimento da sola. Mai si nasce soli e con le parole di H. Mujica anch’io mi domando “di chi saranno le mani che mi daranno la nascita”. Di qui la necessità di partire dalla veglia, dall’esercizio di un’obbedienza, dalla pazienza di filtrare. Perché nascere è sottrarsi al nascondimento, al buio rassicurante delle proprie certezze; significa squarciare un velo che è sempre individuale, non solo relativo al reale e al fenomeno; vuol dire sostare su un limite, su una faglia che mai è immobile. E puntualmente riscrivere che cosa ha il nome di necessità. Non è un esilio, nascere, né una liberazione. Non è l’affermazione di sé né la partecipazione passiva a un mistero troppo grande: è l’avventura di una relazione intima, la più intima e totale. Si nasce capovolti al mondo e si avvia una rivoluzione che segue i principi di un’altra gravità, quella che non ci lega, non spinge verso il basso, ma fa risalire a galla anche il relitto mai avvistato. La nascita presuppone una direzione, un’apertura, uno slancio. È un pungolo, una spinta che ci eleva e che richiede il coraggio di esporsi alla luce. Sempre si vaga, è vero, accade dopo ogni parto, ma che almeno ciò avvenga in accordo al vento e alla sua capacità fecondatrice. Da terra non s’apre il volo. E allora forse è meglio accordarsi a questo vento, inseguire l’altezza dello sguardo. Promettersi a quest’altezza.
Da Dove ancora non siamo nati (puntoacapo 2024)
Senza nulla togliere e nulla
aggiungere all’accadimento
del vero, al dichiararsi delle prove,
passarti attraverso senza che l’uscio
avverta il peso delle ossa,
l’antinomia dei passi;
tenerti addosso – strazio e amore –
come in una deposizione.
Così cercare solo il lampo
che tutto squarci il velo del mio tempio.
*
Troviamoci nella lingua semplice
dell’altura, che trafigge il cielo
e lo spodesta, nell’orbita esatta
dell’onda, ghirlanda di luce.
O nel silenzio cavo di una sera
che non sa morire e rinascere
se tu non parli:
da te a me non sa passare
senza svestire l’indicibile.
*
La più degna posa è quello stare
adagiati sul mento, chiamando a raccolta
la curva delle scapole, l’angolo delle caviglie,
indugiare sul salto dell’occhio – lontano
vicino – che esplora anche l’aria
e le assomiglia il primo tra gli amori.
Ma senza rapinare il tempo, senza tediarlo
col lungo elenco degli a capo, promettersi
invece all’altezza delle note
di là dagli alberi, di là dal cancello,
dove il canto si fa più reale.
*
Danila Di Croce è docente di Materie letterarie e Latino al Liceo Scientifico di Atessa (CH). Dove ancora non siamo nati (puntoacapo 2024) è il suo ultimo libro di poesia, già vincitore nel 2023 come silloge inedita sia al Premio Lago Gerundo che al premio Arturo Giovannitti e segnalato nella sezione poesia edita al Premio Europa in versi 2025. La sua prima raccolta poetica, Punto coronato (ed. Carabba), è del 2011. Più recentemente ha pubblicato Ciò che vedo è la luce (peQuod, 2023), opera vincitrice al Premio InediTO – Torino 2022 e nel 2024 prima classificata al Premio Vito Moretti e al Premio Mesagne, terza al Premio Città di Como, quinta al Premio San Domenichino, Premio della Giuria a Città di Latina e finalista ai premi Europa in Versi, Versante ripido e Gozzano. Con poesie e sillogi inedite ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti in importanti concorsi nazionali e internazionali (tra i quali il Premio Gozzano, Sinestetica, Città di Aqui Terme, Poesia Onesta, Lago Gerundo, Daniela Cairoli, Chiaramonte Gulfi, Arturo Giovannitti, Città di Sant’Anastasia, Bo-Descalzo, Ossi di Seppia, Montano, Arcipelago itaca, Gianmario Lucini). Suoi testi sono presenti su diversi blog e antologie legate a premi letterari; figurano, inoltre, nel Settimo repertorio di poesia italiana contemporanea (AA. VV., Arcipelago itaca, 2023) e su Distanze verticali. Escursioni poetiche sulla montagna (Macabor Editore, 2024, a cura di Irene Sabetta). Danila Di Croce, infine, è stata ed è membro di giuria in alcuni concorsi di poesia.
