L’inverno allunga ancora le sue braccia
è così freddo, troppo notte
ormai per dire che ho paura.
Ognuno ha ricamato il proprio mistero
non abbiamo avuto tempo per la neve.
È un vento storto a dire
come volge in male e in niente
questa consunzione povera.
Siamo corpi attraversati
terra di nessuno.
*
Credevamo si fosse aperta
di colpo un’altra porta
su un bianco addensarsi del tempo.
Uno spavento sottile resta
nei poveri senza visione d’altrove.
Tu sapevi che alla fine
sarebbe stato soltanto un gioco diverso
imparare ad attenderti lunghissime ore
per un breve lampo di coscienza
capire dal tuo pesco
nudo sulla soglia della casa
se è un tremore che adesso ci piega
oppure è soltanto il vento
*
Vorresti credere ancora all’alba
allargare le nuvole tra le costole
tentando la vita poco a poco.
Ma il male quando arriva è già arrivato
abita le ore nei gesti minimi.
Restiamo confini stranieri
con la grazia scomposta del dolore,
seduti sul ciglio degli inverni
riconosciamo la casa
soltanto dalla sua ombra
*
Per gli stessi occhi
qualcuno dice che assomiglio al gatto
bianco che ho adottato quando
la sua vecchiaia è diventata solitudine.
L’inverno ha in sé molte vite
torna con un giro di coda
sulla testa, sotto le coperte
la tenerezza del suo cuore.
Quando la notte ci cade addosso
di colpo come un buio
diventiamo due, restiamo
così vicini
da non sembrare soli
Valentina Demuro (1987) è pugliese, attualmente vive e lavora a Bologna. I suoi testi sono stati pubblicati su diversi articoli e blog italiani e internazionali (tra cui Rai Poesia di Luigia Sorrentino, il Centro Cultural Tina Modotti di Antonio Nazzaro e La bottega della poesia – La Repubblica ). Dal 2020 è editor per Alma Poesia (progetto sul linguaggio poetico fondato da Alessandra Corbetta) e cura la rubrica I fumetti di Alma in collaborazione con Lo Spazio Bianco. È curatrice di Barchette di carta (Calamaro Edizioni, 2024) , antologia poetica a sostegno dei bambini palestinesi. Che i fichi nascano rossi (peQuod, 2024) è la sua ultima raccolta di poesie.
