“Posiamo, noi, sul nulla, dandogli sollievo”: “Il libro d’ore” di R.M.Rilke

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Il testo racchiude tre serie di liriche che Rilke concepì nella ricerca di una religiosità radicata nell’incontro tra l’occidente e l’oriente cristiani. L’incompiutezza di Dio, la sua condizione di esule in un mondo che pure gli appartiene, la necessità di aiutarlo donandogli nuovamente gli spazi dell’esistenza, la consapevolezza del proprio fremere interiore al cospetto dell’infinito silenzio di Dio e del rumore crescente della vita sociale, la dignità indiscutibile della sofferenza e della povertà sono motivi che Rilke affida alla voce di un giovane monaco russo pittore di icone, protagonista di una vicenda che dalla vita monastica porta al pellegrinaggio nella vastità della Russia e poi alla contemplazione della povertà e della morte.
 
Da Il libro d’ore (Servitium, 2008), traduzione e cura di Lorenzo Gobbi
 
Se una volta soltanto si facesse
tutto così completamente silenzioso!
Se la casualità e l’imprecisione
ammutolissero, e il riso di chi mi sta vicino,
se il clamore che producono i miei sensi
non mi impedisse così tanto nella veglia -:

potrei, allora, in un pensiero dalle mille forme,
pensarti fino al tuo confine,
e possederti (come il tempo appena di sorridere)
per donarti poi ogni vita
come un grazie.

*

Dio, come posso capirla la tua ora – quando tu,
perché trovasse compimento nello spazio,
mandasti la tua voce innanzi a te?
Il nulla era per te come una ferita,
e le desti sollievo con il mondo.

Ora, a poco a poco, guarisce tra di noi.

Poiché il tempo che è trascorso ha prosciugato
in sé le tanti febbri del malato,
già sentiamo, noi, che delicatamente batte
il polso quieto di ciò che sta sul fondo.

Posiamo, noi, sul nulla, dandogli sollievo;
ne avvolgiamo ogni apertura;

tu, però, maturi nell’incerto,
all’ombra del tuo volto.

*

La tua primissima parola fu: luce –
e il tempo fu; poi, tacesti a lungo.
La seconda tua parola fu: uomo, e angoscia
(per noi, ancora è farci notte nel suo suono),
e medita il tuo viso, nuovamente.

Io, però, la tua terza parola non la voglio.
Spesso, così prego nella notte: sii colui che tace,

che veglia e resta e dice a gesti,
e lo spirito lo agita nel sogno
perché scriva sulle fronti, sulle alture,
la gravosa somma del tacere.

Sii tu il riparo dal furore
che colpì colui che non si deve nominare.
Fu notte in Paradiso:
sii tu la sentinella con il corno
della quale si racconta solamente che suonava.

*

Così è il mio lavoro d’ogni giorno,
e su di esso la mia ombra giace come scorza.
Che io sia come foglia o come argilla,
non appena prego o dipingo
è Domenica, e nella valle
una Gerusalemme sono, giubilante.

Sono la città di Dio, superba,
e canto lui con cento lingue:
Davide risuona in me, con il suo grazie:
in un crepuscolo d’arpe ero disteso
e respiravo la stella della sera.

Verso l’alto vanno i miei sentieri.
E se da molto sono stato abbandonato,

è per questo: perché sia più grande.
Sento che ciascuno avanza in me; l
e la mia solitudine distendo
da un inizio a un altro inizio.

*

Delle tue vastità fammi guardiano,
fammi ascoltatore attento della pietra,
donami di aprire bene gli occhi
su quanto i tuoi mari siano soli;
lascia che accompagni lo scorrere dei fiumi
dall’esultanza di una riva e l’altra
fin dentro il suono della notte, lungamente.

Manda me nei tuoi deserti territori,
là dove vanno i grandi venti,
dove grossi chiostri, come vesti,
si levano d’intorno a vite mai vissute.
Là voglio fermarmi con i pellegrini,
senza più nessun inganno a separarmi
dalle loro voci e figure,
e dietro un vecchio cieco anch’io vorrei
per un sentiero andare, che nessuno sa.
 
 
Rainer Maria Rilke nacque a Praga da famiglia cattolica di lingua tedesca nel 1875 e morì a Val Mont nel 1926. È uno dei poeti più conosciuti e amati del primo Novecento tedesco ed europeo, ed esprime con straordinaria acutezza i drammatici motivi di fondo della trasformazione culturale che ha segnato l’epoca alla quale apparteniamo.
Tra le sue opere: Prime poesie; Canto d’amore e morte dell’alfiere Cristoph Rilke; Storie del Buon Dio; Rodin; I quaderni di Malte Laudris Brigge; Nuove poesie; Libro delle immagini; Vita di Maria; Sonetti a Orfeo; Elegie duinesi.



Fotografia in copertina di Susan Q Yin (particolare)

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