Sidera (VIII): Enrico Trebbi

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La condizione umana

Fragili. Un ben modesto range
di condizioni vitali accettabili.
Temperature, umidità relativa,
quantità d’ossigeno e azoto,
disponibilità d’acqua
e nutrienti assimilabili,
scudi di ozono sottili, ondivaghi,
quando non siano cataclismi
a disperderci, assottigliare le truppe.
Fatti per non durare. Corruttibili.
I rammendi resistono poco.
Sui calzini, sui vestiti, nelle basse
liturgie della povertà. Risuolare scarpe,
annodarne i cordoni strappati dall’uso.
Portatori di rattoppi.
Talvolta sorridenti, inconsapevoli.
Nei migliori momenti. Negli angoli del buio.
Nella muffa degli androni.
Nelle portinerie deserte dove
attendiamo il turno, braccia conserte.

*

Lo zero

Mi rifugio talvolta nella lettura.
Il bisogno di essere figlio
quando da moltissimo tempo
ho perduto riferimenti parentali.
Scrivere è una roba seria, scrivere
è responsabilità, un po’ come
essere padre e padre mi sento
di questa serie di righe nere
che si alternano a bianche
e non lasciano capire se il significato
vero sia nelle nere o le altre
possano soppiantarle, senza che
ne venga danno al senso
di questo vivere pallido
che cerco di scorrere e testardo scandaglio
tra il bisogno di raccontare,
fino all’ultimo dettaglio,
e i limiti che impone lo scrivere in versi
che vorrei sparuti, pieni, densi come roccia
e privi di eccessi. Il bianco appunto,
il silenzio, lo zero prima e lo zero dopo,
in mezzo una perfetta inutilità di numeri
che pure sono la vita, l’unica data. Le scarpine
appoggiate sul mobile d’ingresso, in una
posizione innaturale se fossero indossate,
lasciano porte spalancate a ogni dubbio:
le scarpe senza i piedi, la storia
senza i fatti, le poesia senza parole.

*

Il filo del rasoio

Occorre disciplina, dopo il primo
bicchiere. Metodo, dedizione.
Ed esperienza. Anni di prove, studio.
Una sorta di mitridatismo ad personam.
Occorre reggere al giudizio.
Di chi vorrebbe e non può.
Di chi potendo risponde a leggi
e superiori dettami morali.
Di chi non se la sente ma vorrebbe.
Ecco: scrivere un manuale del buon bere,
non dell’etilista, che ovviamente
non sa che cosa sia bere come si conviene,
ma di chi riesce davvero a godere
del bicchiere al momento giusto,
all’occasione, alla fine di giorni incerti.
Di chi riesce a non valicare il limite,
la linea sottile, incerta, che dopo
il primo sorso diventa più labile. È lì
che si annida l’eccesso, come
una notte dell’epifania, dove tutto
termina in niente, dove c’è luce
e tenebra insieme. Su quello stretto
crinale camminiamo, appesi a qualche
infausta sentenza, a una inappartenenza,
alla voglia di vita che invade le sere,
alle sere che sono desiderio di vita.
Quanti ne ho visti trascinati oltre!
Quanti scivolare nel buio della morte
annunciata anzitempo. Avrei voluto
avervi a lungo compagni, dividere il pane,
accomunati nel vuoto di una generazione
indifendibile. Siamo morti tutti, ancor prima
di quel sorso che poteva farci salvi,
prima dei ricordi, prima del sole
che sbieca il cancello e trapassa fessure.
Non sulle barricate, non sui dibattiti accesi.
Siamo morti di troppa gioventù. Abbiamo
varcato soglie che non sapevamo.
Siamo stati deboli e temerari.
Abbiamo pianto forsennatamente.

Nel passare delle stagioni si impara
ad avere cautela. Si frequentano le malattie,
diventa visibile lo sfacelo. Abbiamo
creduto d’essere eterni, qualcuno lo crede
oggi al posto nostro. Accettiamo adesso
d’essere davvero finiti, accogliamo benevoli
il rallentamento di un bicchiere buono,
la spalla accogliente di un amore,
di un amico, di alcuni versi
spartiti come pane! Scaldiamoci
a fuochi gentili, serbiamo il garbo dell’ascolto!






Enrico Trebbi è nato a Modena, dove risiede, nel 1953.
Ha pubblicato alcune plaquettes di poesia insieme ad Alberto Bertoni.
Sue poesie compaiono in diverse riviste ed è presente con proprie sezioni in antologie collettive.
Insieme ad Alberto Bertoni e al saxofonista Ivan Valentini ha inoltre pubblicato 2 cd di poesie e musica: “La Casa Azzurra” (Mobydick, 1997) e “Viaggi” (Arx Collana & Book Editore, 2001).

Nel 2020, con Bertoni, Valentini e la partecipazione del chitarrista e compositore Luca Perciballi, ha dato vita alla realizzazione del cd “Fumana” (2019 – poesie in dialetto modenese e musica), e dell’album “Intersezioni” (2022 – solo in formato digitale).
Ha inoltre pubblicato due raccolte di poesia:
-“Un resoconto frammentario” (Book Editore, 2003), finalista Premio nazionale di poesia San Pellegrino 2004
-“L’incertezza del volo” (Book Editore, 2017), vincitore del Premio nazionale di poesia Caput Gauri 2018 e finalista Premio internazionale di poesia Gradiva 2019 – State University of New York, Stony Brook.