La memoria del sale raccoglie testi degli ultimi anni, scelti tra numerosi che hanno accompagnato l’esperienza della parola in un respiro necessario e urgente.
E’ l’improvviso la cifra che nomina passo passo l’inconscio rendendolo in tal modo sensibile e tangibile, a pennellate e a intrecci inattesi.
Sono i particolari più casuali a far cantare il verso estemporaneo e da lì una cascata di abbandono, fino a sentire che la voce uscendo nasce e diventa parte, lenisce e crea. Ogni volta una epifania.
La dimensione dell’ascolto permea la mia esperienza e diviene preludio a ciò che del sentire prende forma: essere cresciuta tra i suoni – nella mia formazione la musica da camera in particolare – mi ha donato la gioia della ricerca. L’attesa dell’ensemble può essere tante cose, il connaturarsi con il “tu”, nel più vario dei significati (natura, uomo, sé nascosto…). Tramite un essere “nel” linguaggio come in un sistema aperto che va significandosi senza appartenermi e obbedendo all’urgenza più intima – in questi versi come negli altri del mio percorso – provo ad accogliere la parola e a lasciare che la voce esca e inizi a farsi memoria dell’interno, dell’interiore, dell’intimo: una sorta di folgorazione a più stadi dove l’ultimo, destrutturato il mondo esterno, è il primo a chiedere voce immediata nella materia del foglio.
La realtà nelle sue contingenze (il tempo, i luoghi, la natura, gli amori, i dolori…) mi attraversa, ma subito tra le dita – per così dire – la perdo, avvenendo nell’Io lirico la sua rarefazione e, come nella lettura di Ivan Fedeli, “la conseguente prevalenza di una sintesi emotiva sul dato reale” e “pertanto il desiderio poetico di circoscrivere ogni attimo umano mediante un correlativo emotivo che scardina, brucia e, come il sale, purifica.”
La memoria del sale è una narrazione d’amore in senso ampio e infine il divenire a rassettare lo sguardo e a raccogliere “il dovere del respiro”.
(Erika Signorato)
Da La memoria del sale (Puntoacapo, 2025)
Freddo
è sottile la palandrana della nebbia,
pensavo coprisse,
invece mi si è cucita addosso
e ho freddo così tanto nuda,
tu mi vedi il pianto
e io non so un raggio a vestirlo.
*
La memoria del sale
così amaro a richiamarti
il fiume senza ponti
– si sfoca la tua riva –
e di là il mare a bisbigli
– risalire i raggi, la corrente –
ricordare che si piange
finché ha memoria il sale.
*
Al pozzo
avevi un parlare strano
quella mattina, gli occhi
a tremare sulle labbra,
le vene a dipingere
gli anni e le stagioni
– al pozzo dicesti soltanto
“l’acqua è meglio della terra” –
e già chiocciava il secchio
i suoi lamenti di catene,
scendere e salire, ricordare
che l’acqua non profuma,
ma è limpida, se vuole,
e ci si specchia il cielo.
Verona, a mia nonna
*
Voci
oltre è andato l’inverno
e più non mi sento
– so della magnolia,
un petalo sulla mia notte
a squilli racconta
che è fiorita ancora.
*
Custodie
c’è sempre il giardiniere
in quella villa di silenzi,
vorrei chiedere
il profumo della storia,
le radici dei ciliegi.
*
Risveglio
ravvivare scarno e sorsi
nel terrazzino a novembre,
scarlatta confidenza
il coraggio dei ciclamini
e l’aloe a disarmare
la sorte, il cielo riverso
– mi sussurrerai
di che colore è l’aria
quando trema.
*
Smarriti
non dirmi lui che muore
sopra un giorno qualunque
ancora nelle mie mani
– osare l’eterno, non scucire
il gelo degli anni ciechi,
lo scoppiettìo, le caldarroste
soffocate negli autunni –
e il marmo a crescere nero
tra i vicoli da briganti
nei nostri quartieri spagnoli
stesi a terra, senza un cielo.
Erika Signorato (Verona, 1971) deve la propria formazione agli studi classici e musicali, ai luoghi amati nel profondo (Trieste, Vienna, le Dolomiti), alla famiglia che tanta parte riveste nel continuo dialogo esistenziale. Vive a Treviso e da anni si dedica all’insegnamento del pianoforte e di Musica nella scuola. Immersa nell’esigenza della scrittura poetica fin da giovanissima, solo di recente ha iniziato a condividerla. Sue poesie e raccolte hanno riportato segnalazioni e riconoscimenti in occasione di premi e concorsi letterari; singoli testi risultano presenti in riviste, blog, reading e antologie. Per Delta 3 Edizioni è stata pubblicata la silloge “In levare” (2023). “La memoria del sale” per puntoacapo Editrice è la sua seconda esperienza editoriale.
