Nonostante il titolo del nuovo libro di poesie di Stefano Tarquini alluda a una guida per affrontare l’esistenza, nutrendo gli animi impauriti dal presente e dal futuro, in realtà nella raccolta “Cucina vigliacca – Ricette per rimanere in vita” l’autore non dispensa prescrizioni per stare meglio, né linee di comportamento auspicabili per non farsi digerire dalla contemporaneità. Pur senza alcuna inclinazione direttiva, il pensiero che sottende l’opera è tuttavia chiaro, è percorsa da un esistenzialismo profondo e convinto, una riflessione intrisa di compassione su ciò che ogni persona può fare di sé stessa, nella convizione che il valore della vita discenda dalle scelte, dalla libertà e dalla responsabilità che non è mai individuale ma sempre collettiva.
Il pronome che più ricorre nell’opera è il “tu”: il dialogo poetico è a due, uno a uno, il poeta rifiuta la spersonalizzazione di un parlare allargato, cerca il contatto diretto, profondo e, anche quando i versi affondano come lame, l’approccio resta sempre empatico e il punto di vista coinvolto, l’intento è suscitare un risveglio. Il dialogo è prevalentemente con un “tu” femminile, che può essere non solo una figura amata o un persa, ma anche una figlia, una sorella, ogni donna e ogni persona in cui il poeta ravveda un vuoto, uno sperdimento, una fragilità. Dunque, il riferimento alla cucina può essere riconducibile al nutrimento che l’amore o l’amicizia, ma anche la solidarietà di uno sconosciuto e le arti come la poesia o la musica, possono offrire alla coscienza, non in senso morale ma come consapevolezza. I richiami al cibo sono sparsi nella raccolta, e in poche poesie quasi si affollano, ad esempio in “Moka”, “Ape regina”, “La seconda età”, che sono tra le più amare e dolenti, come se proprio dove è più acuto il dolore più serva il conforto del nutrire, il calore di un vuoto riempito. Sono ravvisabili anche vari marchi industriali nei testi, di drink come la birra Corona, il bitter Angostura, il liquore Biancosarti, a dare concretezza e a confermare il realismo che percorre tutta la raccolta, in un’adesione al presente che lega i ricordi ai brand che, pure inconsciamente, accompagnano ogni vita, tra produzione, pubblicità e vendita.
Il tono di fondo in “Cucina vigliacca” è ribollente, la disperazione e la solitudine urbane, rese in modo nitido e coinvolgente nei versi, inquadrate dallo sguardo del poeta diventano un’incubatrice di ribellione a cui la poesia offre espressione. “Non fare il biglietto!”, si legge nella poesia “Equazioni”, un invito alla disobbedienza, alla vita come lotta senza quiescenza, Tarquini è certamente un poeta civile anche quando parla d’amore, nell’ottica che sia civile ogni poesia che si radica nel suo tempo, nei dolori e nelle criticità di un’epoca, e che farsi voce sia di per sé un atto politico.
Un altro aspetto pregevole della raccolta di Stefano Tarquini, da anni legato alla scena musicale indipendente, è nello sforzo per superare la sottodistinzione di genere tra poesia e poesia orale performativa, affinché l’una non perda di forza e senso nei panni dell’altra e viceversa. In “Cucina vigliacca” tale sfida appare in gran parte vinta, il connubio tra ritmo, contenuto e forma risulta equilibrato ed efficace. L’attenzione al suono, comunque, è particolarmente evidente, ravvisabile nelle accentazioni creative e personali che creano una musicalità precisa (“saltellano reietti/per òbsoleta fase”), e nel ricorso a forme dialettali (“numero disparo”) per esigenze metriche. L’ampio uso delle allitterazioni e dell’anafora, del verso franto e delle assonanze evidenzia come il poeta sia disposto anche a sottomettere il senso al suono, e in alcuni testi come “Sorridere” e “Circolazioni del sangue” il modus compositivo rende sovrapponibile la canzone alla poesia.
Tra componimenti ora più estesi ora di pochi versi, una nota meritano infine le poesie “Spine”, “Sfumature” e “Vivere” (poesia-manifesto che chiude la raccolta), in cui ogni verso è formato da una sola parola, verbo o avverbio, come un cadere del suono gocciante verso il fondo quasi a scavare, così come scava tutta la silloge “Cucina vigliacca – Ricette per rimanere in vita”. Un insieme di istantanee di vita urbana, di ricerca di senso, attraversata da bagliori di spiritualità familiare, in cui la riflessione sul tempo, nella sua dimensione di passato, presente e futuro compenetrati, assume il valore di un monito, un invito partecipe a dare peso a ogni attimo, ogni scelta, a non sprecare nulla, a vivere con libertà e senza paura.

Poesia dalla raccolta “Cucina vigliacca – Ricette per rimanere in vita” di Stefano Tarquini (Giulio Perrone Editore, collana Affiori, ottobre 2024):
Post-it
Starei per ore a guardarti
mentre stacchi gli adesivi dal muro di camera tua.
Te li appiccichi addosso come tanti post-it con sopra scritto:
no future.
*
Languore
Pochi secondi e l’inchiostro asciugherà,
cancellando i contorni della sera.
Seguirai la carotide e l’aritmia
un sentiero di tendini la preghiera.
Accarezzi la tua cagna di sangue,
non abbaia agli allarmi lo stupore,
non abbaia ai satelliti.
Sei bianca come la vergogna che non provi,
splendi ancora meno di coraggio.
Mangi carne di cavallo, il tuo decorso lento
trentatré volte, quaranta avemarie,
masticare.
Cosa porti in grembo se non te stessa?
Hai fame, hai sete, disegnerai orologi.
Riempi di nuovo il tuo calice precoce,
le foto dei tuoi da giovani,
il seno rifatto, i piedi stretti.
Passeggiando per Torino sembra ieri
che m’hai preso la mano per gioco,
la notte intorno strillava.
*
Ape regina
che getti la tua scala reale
sui tavolini assortiti del centro anziani,
fiera imbonitrice.
Un numero estratto, una canzone nuova,
un altro pubblico di karaoke e cassate siciliane.
Attendi la maggiore età in comode rate,
lasciando impronte impercettibili.
Sguazzi tra pozzanghere e alvearità,
non guardandoti mai le spalle.
Ritagli una foto ultima,
è la prima comunione di tua cugina,
la confondi sempre con le altre.
Assegni ad ogni persona una speranza,
un rosario sgranato come t’hanno insegnato
i nonni che ci sono ancora.
Sono i nomi che pronunci ancora.
Il tuo ombrellone volato via,
luci dalla vetrata di una chiesa,
disegni che fatichi a guardare.
Le acque mnemoniche si aprono.
Custodisci nel cartone della pizza
le reliquie di ieri, l’olio nel panno carta.
T’insegno le carte napoletane,
ti lascio la matematica,
le sottrazioni di questo tempo palmerino,
la noia di chi guarda un mare calmo.
Rimetti l’acqua in frigo,
le barche dei pescatori ferme al porto.
*
Sorridere
Ti guardi in uno specchio rarefatto di prosecchi
con tutta la tua vita che corre velocissima.
Non fai altro che mentire a te stessa.
Non chiami tuo padre, non ricordi
il cognome di tua madre da bambina.
Speri di non essere te ma non rinasci,
ti accontenti della tua ombra sterile di bollicine,
di un mazzo di fiori appassiti che non sono per te.
Ricordarsi di fare del bene.
Ricordarsi di sorridere meno.
Ricordarsi di guardare a sinistra prima di attraversare.
Scordi i testi delle tue canzoni,
finisci di bere e le leggi di nuovo.
Rondini a capofitto riempiono il cielo irreparabile,
le parole giuste s’incontrano nella gola.
*
Tu
Quando mi hai scritto,
avevo appena finito di sognare:
c’eri tu perfettamente a tuo agio,
non pioveva da mesi
e avevo casa piena di fantasmi.
*
Stefano Tarquini è nato a Roma il 28 giugno 1978, e risiede a Guidonia. È talent scout letterario presso Read(y), programma radiofonico di Radio Kaos Italy, editor di poesia presso la rivista e casa editrice Super Tramps Club, ideatore e conduttore del festival di poesia Argini, e del format streaming sulla poesia italiana Sour Poetry. È, altresì, direttore artistico del festival di musica indipendente Pecora Nera Festival, nonché voce presso i Palkosceniko al Neon e presso il gruppo spoken word L’Amorte. Organizza laboratori di poesia nelle scuole, in case famiglia e nelle carceri. Ad agosto 2021 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, I giorni furiosi, per Transeuropa Edizioni. A novembre 2021 e a giugno 2022 ha pubblicato, rispettivamente, i volumi 1 e 2 della raccolta di racconti Irrequiete per Another Coffee Stories.
* Foto di copertina di Mark D’Aiuto.
** La raccolta “Cucina vigliacca – Ricette per rimanere in vita” di Stefano Tarquini include la prefazione di Barbara Giuliani e una nota di Alfonso Guida.
