Ciao Riccardo, non ti ho mai visto muoverti senza almeno alcuni volumi nello zaino, alcuni letti e riletti, annotati, altri nuovi, magari appena comprati e ancora da sfogliare.
Allo stesso modo ti ho ascoltato più volte parlare con passione di scritture altrui, spiegare passaggi e fare domande su come sia stato percepito un testo. Una volta ti ho anche sentito dire una cosa bellissima: “Su ogni libro ci sono scritti altri libri”. Ti chiedo quindi: ora cosa stai leggendo?
Intanto comincerei dicendo che è vero quel che scrivi. Non saprei che farmene della scrittura, sola. Non esisterebbe senza la lettura. La maggioranza delle cose che ho scritto, le ho scritte spesso direttamente sui libri dei poeti che mi hanno salvato e mi salvano l’equilibrio ogni giorno. Sì, ho detto “mi salvano l’equilibrio”, perché senza leggere (prevalentemente poesia) avrei faticato ad arrivare fin qui almeno parzialmente sano (la nevrosi mi accompagna da anni, ma è una sorella, oltre che la scimmia cattiva che si appoggia ogni ora alla mia spalla).
Ora, in queste precise settimane, sto leggendo – strano – narrativa:
“La tregua” di Mario Benedetti (Uruguay – in lingua – 1985); “Hard times” (Dickens, in italiano), “La morte di Ivan Ilich” (Tolstoj). Sbocconcello anche il “Quaderno” di Saramago (questo è in realtà l’insieme delle riflessioni dell’autore portoghese degli anni 2008-2009). Di poesia, invece, di veramente nuovo non leggo nulla. Sto leggendo (da almeno tre anni, tre poeti che sono la mia colonna vertebrale di lettore, o almeno, il loro midollo è il mio… sempre più: Alba Donati, Claudio Damiani, Giuseppe Conte. Aggiungo certamente anche Alberto Nessi e Ermanno Krumm.
Sei una delle persone (scrittori) che ha un rapporto diretto e continuativo, di fiducia e amicizia con molti librai, ne conosci i luoghi e le inclinazioni; sei un lettore che si perde negli scaffali e scova autentiche chicche, o almeno è quello che io ho sempre immaginato ogni volta che ti ho visto parlare con chi ti ha ospitato come autore.
Sì, sono così.
A prescindere dal genere, che cosa ti spinge a voler comprare un libro? Un altro, intendo, l’ennesimo. Cosa cerchi?
La certezza che – se è un buon libro – mi darà vita, mi ricorderà che sono vivo, che è poi – per me – il mestiere essenziale (in particolare) della (buona) poesia.
Negli anni, grazie alle tue indicazioni, io ho letto molti volumi, conosciuto molte voci, affinato un mio gusto personale ma soprattutto un certo modo di pormi di fronte ai testi, di lasciarli parlare. Nella tua pubblicazione più recente, Restare vivi, Passigli 2023, ci sono tanti riferimenti a Maestri ma anche a letture giovanili, ad autori che frequenti e a luoghi anche letterari che hanno permeato il tuo essere poeta, forse ancora prima il tuo essere uomo, l’essere umano. La domanda è: cosa rileggi spesso e perché? O, qualora tu andassi a periodi, perché ritorni a quelle determinate letture?
Cerco di darti dei nomi, con dei perché, i perché sono direttamente i titoli di alcune poesie degli autori, naturalmente si tratta solo di esempi, ma credo sia molto meglio far parlare i miei autori, a chi si chiede “cosa rileggo sempre”.
Vittorio Sereni. Tutto, p.es.: “Incontro”, “Concerto in giardino”, dalla prima raccolta, e poi “Dimitrios”, “Rinascono la valentia/ e la grazia…”, dal Diario d’Algeria; da “Gli strumenti umani” “Nel vero anno zero”, e “Appuntamento a ora insolita”, con quella folgorante dissertazione sulla gioia “non è vero che è rara, – mi correggo – c’è, /la si porta come una ferita/ per le strade abbaglianti. È / quest’ora di settembre in me repressa/ per tutto un anno, è la volpe rubata che il ragazzo /celava sotto i panni e il fianco gli straziava, un’arma che si reca con abuso…” […] “potrei/ con questa uccidere, con la sola gioia…” […] “ È a questo che penso se qualcuno / mi parla di rivoluzione”. Infine, “Posto di lavoro”, “ogni volta che quasi”, “Altro compleanno”, e altre, da “Stella variabile”.
Attilio Bertolucci. Viaggio d’inverno più di tutto il resto. In particolare “I pescatori”, “Gli imbianchini sono pittori”, “il tempo si consuma” e la meravigliosa “La Spezia raggiunta”.
Giorgio Caproni. Tutto, ma soprattutto il Passaggio Enea (“Alba”, “Stanze della funicolare” e l’epilogo di “All Alone”, con lui e quel carabiniere abbacinati “Che fresco odore di vita /mi punse sulla salita!” Ragazze ormai aperte e vere/in vivi abiti chiari / (ragazze come bandiere, già estive, balneari), / sbracciate fino alle ascelle / scendevano , d’arselle e di cipria un odore/ muovendo a mescolare /l’aria, dal Righi al mare. / Avevano le braccia bianche / e le pupille nere. / con me un carabiniere / le satava a guardare!”), poi “Il seme del piangere (i versi per la mamma Annina), e anche “Il muro della terra” (penso a “L’idalgo” e a “Il vetrone” per esempio…)
Giuseppe Conte, in particolare il suo gioiello “L’Oceano e Il Ragazzo”. Per esempio: “Dopo Marzo”, “Transeuropa express”, “Che cos’era il mare”, ma anche “Si torna sempre dove si nasce”, etc. E pure il suo ultimo “Non finirò di scrivere sul mare” in cui Conte si mostra al mondo nella sua versione più simile a chi è realmente: un figlio dell’Acqua, ligure e non solo, innamorato e reso fortissimo da essa.
Penna (tutto).
Certi dialoghi potenti di “Nel Magma” di Luzi (ma anche poesie meno note, come “Bureau”, la cui genesi lui stesso un giorno – fortunatissimo – mi raccontò.)
Montale (meno gli ultimi due libri, per quanto si parli di un autore inarrivabile comunque).
“Veder cose” di Seamus Heaney. La traduzione di Gilberto Sacerdoti ricrea grande poesia.
Fortini (tutto, da “Paesaggio con serpente” in avanti”, p.es. : “Allora comincerò,..) “.
I polacchi del 900, tradotti da Pietro Marchesani: Milosz su tutti, poi Herbert (“Pan Cogito”), e infine la Szymborska. Brodskij, le sue poesie tradotte da Giovanni Buttafava, e il libretto “Fondamenta degli incurabili” (impagabile).
Le poesie di Nazin Hikmet tradotte da Joice Lussu.
Ma rileggo frequentemente anche Animali e uomini” di Ermanno Krumm, “Cieli celesti” di Claudio Damiani, “Una quieta polvere” di Vivian Lamarque, “Il bar del Tempo” di D. Rondoni, “Tutti” di U. Fiori, “Yellow”, di Antonio Porta, “La ragazza Carla” di Elio Pagliarani…
In realtà lungo molto più è l’elenco, ma qui basta così.
Gli autori dei “periodi” sono legati al bisogno. Quando ho bisogno di forza e di coraggio, motivazione, amore rileggo Hesse (saggi), Conte, Damiani, Donati. Quando sono atterrito da come va la società (Politica ed Economia) leggo Nessi, Milosz, Brodskij, Hikmet, Benedetti (Uruguay), e anche i saggi di Byung Chul-Han.” Capitalismo immateriale” di M Quintarelli, le bellissime poesie di Fabio Franzin,…
La fotografia in copertina è uno scatto di Riccardo Olivieri.
