“Dentro questi corpi c’è un cuore / che se resta solo muore”: Patrick Williamson

Autore/a cura di:

fotografia in copertina di Zhenyu Luo


Da “Presence-Presenza” (Samuele Editore, 2023, traduzione di Guido Cupani e Francesca Del Moro)


La poesia di Patrick Williamson è come attraversata da una trama sottilissima di echi e riverberi. È una poesia costruita di dettagli, di una successione di elementi minimi raccolti insieme da una forza articolatoria sapiente. la sua scrittura si avvicina a tal punto al reale che pesa tutto in microgrammi. Eppure si tiene ben lontana sia da una sfacciata retorica della realtà sia dalla riva opposta: non le appartiene per nulla l’atmosfera eufuistica e calligrafica di chi magari si accontenterebbe di un sottile accordo fra significanti e significati. Williamson cerca altrove: la sua scrittura abita il bordo delle esperienze più feriali e si lascia lambire dal linguaggio con radicalità, soltanto nel barlume delle cose che appaiono e sanno tramontare. (…)

(dalla prefazione di Tommaso Di Dio)


Dissolving

The door the wind opened to
countryside intricate with light

the sun footprints left on stones
you went barefoot over ditches

sea salt attracted shafts to skin
water dissolved the bed over time

the body will disappear from desire
it will vanish from his craving

he will flee the sea from his beach
wordless they no longer are

inside these bodies there is a heart
that if isolated will die.

Dissolversi

La porta aperta dal vento alla
campagna intricata di luce

le impronte di sole sulle rocce
hai scavalcato fossi a piedi nudi

il sale ha attratto raggi sulla pelle
col tempo l’acqua ha dissolto il letto

il corpo sparirà dal desiderio
svanirà dalle sue brame

lui fuggirà il mare dalla spiaggia
muti essi non sono più

dentro questi corpi c’è un cuore
che se resta solo muore.

*

Looking down at

this ocean this fluff of floating
suspended between two worlds
and zero is a number to divide
not time, but the times: those
of snow-mists and mobile skies,
cloud banks bursting upwards,
warm white inside, so far, so how

sparse a life that accepts languages
for reasons of fate and longing,
these pathways, interiors, fires
of stars, walls of shadow, the long
decline of the eye to the porthole

Earth

Guardando giù a

quest’oceano questo galleggiare
di lanugine sospeso fra due mondi
e zero è proprio il numero da dividere
non tempo, ma i tempi: quelli
di nevischio e cieli mobili, banchi
di nubi in esplosione verso l’alto,
bianco caldo il cuore, tanto lontani, tanto

sparsa una vita che accetta le lingue
spinta dal fato e dalla nostalgia,
questi sentieri, luoghi interni, falò
di stelle, muri d’ombra, il lungo
declino dell’occhio all’oblò

Terra

*

Light jar

I bought a jar and filled it with
seaglass and light
and started to wonder about

these words born from silence
that float in space, change
shape but keep their direction,

I will show them glistening
for a moment, then let them fall
back to silence again.

Vaso di luce

Ho comprato un vasetto e l’ho riempito
di vetro di mare e luce
e ho cominciato a chiedermi

queste parole nate dal silenzio
che fluttuano nell’etere, che mutano
forma e però tengono la rotta,

le mostrerò risplendere
per un momento, poi le lascerò cadere
di nuovo nel silenzio.

*

Komorebi

Sun moves, and the shadow moves,
in spare and excellent order
in the rivers of windfall light,
reveal things in a before, an after
and in the wonder of a look
closer to earth, the smile of two eyes.

under the canopy of our woods
I come to find you, to talk.
Because in you I see my roots.
like a shadow. I am, I am not.

Komorebi

Si muove il sole, e l’ombra si muove
in ordine sobrio ed eccellente
nei rivoli di luce caduta dai rami
rivelano cose in un prima, un poi
e nella meraviglia di un’occhiata
più vicina a terra, il sorriso di due occhi.

Sotto la tettoia dei nostri boschi
Vengo a trovarti, a parlare
Perché in te vedo le mie radici.
Come un’ombra. Sono, non sono.




Patrick Williamson abita vicino a Parigi. Poeta e traduttore letterario, ha pubblicato una dozzina di opere. Le sue ultime raccolte sono Traversi (Samuele Editore 2018, prefazione di Luigi Cannillo, traduzione di Guido Cupani), Beneficato (Samuele Editore, 2015), Tiens ta langue/Hold your tongue (L’harmattan, 2014), Gifted (Corrupt Press, 2014), e Nel Santuario (Samuele Editore, 2013; Menzione speciale della giuria della XV Concorso Guido Gozzano, 2014). Ha curato e tradotto The Parley Tree, An Anthology of Poets from French-speaking Africa and the Arab World (Arc Publications, 2012), e ha tradotto fra gli altri Tahar Bekri, gilles Cyr, Guido Cupani, e Erri de Luca.

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