Albeggia e taccio
Albeggia e
taccio;
taccio ogni paura, taccio qualsiasi
presagio,
cerco un’alba vergine di me,
cerco il nascere della luce,
non il suo illuminarmi.
*
Solo alla fine
Le due rive
sono sempre una, ma si sa solo alla fine,
dopo, dopo esserci naufragato.
*
Ritorno
Bisogna entrare
nel deserto
per
lasciare dietro i miraggi;
bisogna tornare
a inebriarci alla fontana:
bisogna tornare alla sete.
*
Preghiera
È l’ultima ora della sera,
silenziosi
i pini che ornano il percorso
allungano le loro ombre,
tremano la brezza
– è la preghiera dell’abbandono,
è il radicarsi nel vento -.
*
Frutto
Sprofondo nel seme
secco,
mi abbuio nel senza ombre,
e mi nasco, né radice né fiore,
mi nasco terra.
*
Fango e sete
Di terra e acqua il fango del cammino,
di fango e sete il deserto umano.
Verso l’alto, verso la luce
si distanziano i rami,
nel
profondo,
nell’oscura terra,
le radici si ritrovano,
la sete le intreccia.
*
Silenzio
e nel silenzio
respira la notte,
respira
silenzio.
Dalla finestra
entra
una brezza,
entra, esce e passa
senza lasciare
né
portare nulla
e all’improvviso,
in
quel passaggio,
nulla avanza, nulla manca.
*
È l’odore del gelsomino
e
l’arrivare
le ombre,
l’ora di ciò che non si sa
ma si
attende,
di ciò che non è
e anche così palpita…
è l’adesso e la brezza
è l’aprirsi dell’anima.
*
Anche il silenzio
è orma,
orma
e segno
verso il senza nome
verso
ciò che si sente
solamente
nella rinuncia
a chiamarlo.
Nota bio/bibliografica di Hugo Mujica su Wikipedia.org
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