Commento a margine (I) – Il quinto tempo di Paolo Parrini

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da Paolo Parrini, “Il quinto tempo” (Samuele Editore 2023, prefazione di Umberto Piersanti)

Potremmo esserci persi 

in quell’ora calda 

della sera, quando luglio 

tagliava il grano e la polvere 

era densa nell’aria. 

I covoni allineati con cura 

presagio d’un’altra nascita, 

d’un’altra primavera.

*

Siamo un segno sull’asfalto, 

il ritorno a casa alla sera 

sempre un po’ diversi. 

Siamo un frutto scivolato 

tra l’erba e la terra, 

la mano del bambino 

che ne cerca il succo. 

Dentro le chiese solitarie 

abbiamo cercato la voce, 

il battito e poi il riposo. 

Siamo rimasti indietro 

mille anni, inseguito 

ogni silenzioso partire. 

Adesso restano briciole 

di cielo e una mano che trema. 

Poter alzare gli occhi 

e vederti sorridere 

ancora.

*

Abbiamo mischiato gli odori, 

la saliva e il sangue, 

nel cuore che batteva forte 

le parole come grida stanche. 

Fummo molto più di questo: 

un inverno sui vetri 

e fiori bianchi d’alberi 

sulle bocche aperte.

*

Grazie per il dono, 

per questo giorno freddo che scorre, 

il suono della radio in sottofondo, 

i brividi d’amore e di gelo. 

Tutto concorre al creato, 

alla casualità che si fa domanda. 

Niente passa senza ragione 

anche questa colazione solitaria, 

anche il cammino tra due ali 

di verde e d’asfalto. 

Grazie per averti riconosciuto 

per un istante 

nella melodia che sfuma 

e negli occhi umidi. 

Nella mano che si posa sul cuore 

e si commuove al battito.

*

Dio di speranza 

di vicinanza e distanza. 

Dio che invoco 

a parlare con me 

come a un amico. 

Dio che si fa nebbia

Dio che ritorna sempre 

Dio che mi manchi tanto 

e che vorrei abbracciare. 

Dio che ti vorrei accanto 

qui nella macchina vuota 

per farti guidare 

a occhi chiusi 

addormentando il tempo.


“Perché quel che la voce non sa dire lo canti il cuore a squarciagola, un canto che ha il sottile candore della neve dopo la caduta quando quinto si fa il tempo e il suo germogliare in piccoli fiori, bianchi e nudi sulla bocca della memoria che a sé li torna per restare vita in uno sguardo. Sguardo che, in Parrini, ha il rintocco di una conchiglia dal suono modulato come una preghiera poggiata tra i rovi della casa e nella casa la delicatezza che ha il riparo di un gesto quasi a voler preservare l’odore dal dolore, lo stelo del mare nell’inciso del viso, la speranza in quel tramonto mai insieme addormentato.”



Paolo Parrini (Vinci, 1964), vive a Castelfiorentino. Si laurea a Firenze in Scienze Politiche indirizzo storico nel 1992. Tra i libri di poesia che ha pubblicato: Quando cadranno i giorni (Ladolfi, 2019), Oltre il buio della notte (La Vita Felice, 2019), Un uomo tra gli uomini (Ladolfi 2020), Dentro tutte le cose c’è amore (Puntoacapo Editrice, 2021), Prima della voce (Samuele Editore, 2021). Quando cadranno i giorni ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui la vittoria al Premio Giovanni Pascoli L’Ora di Barga nel 2019, il quarto posto al Premio Internazionale Città di Latina nel 2019, il quarto posto al Premio Letterario Città di Grottammare nel 2020. Con Un uomo tra gli uomini è stato finalista al Premio Michelangelo Buonarroti di Serravezza nel 2021 e si è piazzato al sesto posto al Premio Internazionale Città di Latina nel 2021. Con Prima della voce ha ottenuto il secondo posto al Premio Letterario Giovane Holden di Viareggio nel 2022, il quarto posto al Premio Giovanni Pascoli L’Ora di Barga nel 2022, ed è stato finalista al Premio Internazionale Città di Latina nel 2022. Sempre con Prima della voce ha ottenuto un attestato di merito al Premio Montano 2022.






Fotografia in copertina di Daìta Martinez

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