“Perché solo quello che si spegne / risplende”: Massimiliano Damaggio

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Da Io scrivo nella tua lingua (Zona, 2022)


durante il naufragio

di tutto questo naufragio si salva forse un bambino
che seduto sul pallone
nelle pozze dell’asfalto
vede riflesso il cielo come un canto

se potessi gli direi guarda che sei ancora in tempo
saltala quest’acqua
ora che è solo una linea

girati, e guardala mentre s’ingrossa
l’onda alta delle nubi sui palazzi
e come mi chiude gli occhi, adesso
e come sfuma la risata
di te che corri, e della
polvere

*

dalla pensilina

ogni arrivo, se lo guardi bene, è una partenza
chi si abbraccia nel saluto, non sa
di salutare un arrivo

e di solito è nel ritorno che
chi si vede nei vetri ha più paura
di abbracciare uno sconosciuto

perché anche tornare è andare
in un posto che non c’era

*

ogni volta che ritorno
ti avvolgo in uno spargimento di silenzio

e guardo il vento attraversarti, come un fiume
caduto fra i disegni delle urla nella pelle

così ci teniamo nel vuoto
dove le pareti quando crollano
non fanno alcun rumore

e il guscio vuoto dell’infetta città sommersa
abitiamo

*

bivacco

ritrovarti, per poco, è anche questo un rifugio
una luce senza suono che scivola sul giorno

io e te sediamo sull’erba
guardiamo
la sera, e come scolora
il tuo nome nel suo

ci sono cose che non sappiamo morire
ci piace questo addio, incondizionato
ma da cui non vogliamo tornare

*

allenarsi a dimenticare

mi aspetti in cima alla salita
dove finisce il bosco
e la luce inizia
a scolorirti

mi mostri una coda di lucertola
che si muove ancora
e dici tanto poi gli ricresce
come noi
insistiamo a vivere
quello che perdiamo

e subito cadi fra le cose
che accettano di arrendersi

perché solo quello che si spegne
risplende





Massimiliano Damaggio vive in Grecia. Ultime pubblicazioni: Poesia come pietra (2011); Edifici pericolanti (2017); Ceux qui prennent un café face à la mer (Francia, 2017); Paulo Leminski, Distratti vinceremo (traduzione, 2022).
Suoi testi e traduzioni compaiono su riviste e antologie in Italia e all’estero.




Fotografia in copertina di Emiliano Cribari

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