Alessandro Barbato: ridare tempo al mondo

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In questo testo scrivo a proposito dell’ultima pubblicazione di Alessandro Barbato, La mimica dei mondi (qualche poesia fuoritempo), (Controluna 2022), iniziando da qualche considerazione di carattere generale, per poi cercare di individuare qual è la forza che dà sostanza alla raccolta, il filo che, al di là del senso, tiene insieme i testi conferendo intensità a questa scrittura poetica.

La poesia che Barbato ci consegna è densa di immagini che si generano, non di rado, dal forte richiamo che l’alternanza di luce e ombra esercita sul poeta e dall’osservazione di quei piccoli segni che si rivelano a quanti si sentono parte di una misteriosa complessità.

 “Si intrecciano i destini con le linee/ delle mani, fioriscono memorie, / boccioli incandescenti di profumi/ eterni, nuovi. Nell’aria voi ci siete/ qui a sorprendere il futuro, vi vedo/ in ogni refolo di vento…”

Il ritmo a volte rende il verso fluido, altre lo inasprisce, inducendo il lettore a soffermarsi, a rileggere, a cercare un senso tra immagini che sorgono chiare e altre che, invece, sono meno immediate in quanto, probabilmente, più meditate e sofferte. 

Sebbene la malinconia sia molto presente all’interno de La mimica dei mondi, Barbato non demorde e non smette di cercare la parola poetica, non rinuncia alla possibilità che vi siano giorni luminosi e che si accordino, almeno nell’immaginazione o nel ricordo, a un respiro più ampio, come si può intuire dai seguenti versi: “Vengono prima d’autunno/ i tramonti, scolorano brevi/ i pensieri di sere accordate/ alla Luna e a respiri profondi, / quando era vita anche solo guardarci/”.

In una riflessione sulla poesia pubblicata nel mese di ottobre del 2022 sul blog larosainpiu di Salvatore Sblando, Barbato scrive: “Attraverso la poesia cerco di accordare la mia anima al respiro del mondo, alla sua intima, profonda musicalità, armonica o dissonante che sia. Più che ricerca di un senso, dunque, essa è uno strumento che, in qualche eletta circostanza, ci permette di trasformarci in una sorta di cassa armonica dell’universo, interno ed esterno al nostro io, che così può finalmente allentare i confini del proprio rigido spartito individuale.”

Il libro si articola in due sezioni “Ricami” e “Appuntamenti” che però non sono a sé stanti, bensì comunicano tra loro, così come sembrano farlo molti dei componimenti presenti nella silloge: in tal modo il discorso poetico risulta mosso e talora volutamente discontinuo.

Il dialogo che l’autore instaura con un “tu“ desiderato e distante e che costituisce l’oggetto di amore sembra non avere fine, ed è proprio questa ostinata ricerca di relazione a costituire il nucleo attorno al quale si sviluppa la raccolta, a colmare di mestizia ma anche di sentimento autentico e vivo l’intera scrittura. “E tu allo stesso modo mentre canto/ oppure taccio, se rimango, quando/ parto, cadi sempre tra i miei passi/”.

Accanto a un tempo oggettivo, scandito dall’avvicendarsi delle stagioni e che procede con le sue ragioni, c’è il tempo che il poeta tenta di creare con i versi, istanti rubati in cui l’autore prova a riportare in vita un sentimento che si sta dileguando, oppure un passato che ha perso il suo fulgore e del quale permane solo un ricordo sbiadito: ”/… Il mio è soltanto questo/ rubacchiare accenti al tempo, / tentativo di accordare/ anche soltanto un tuo secondo al sogno/ sveglio che fa il mondo in ogni estate/”. 


Metamorfosi

Non dire proprio niente.

Deponi tra i sepolcri di ricordi

le tue uova di falena,

ma restituisci ai vivi la pienezza

dei tuoi voli. Dona al giorno poi le ali,

ti compenserà con sogni

che resistono alla luce

molto più delle mie ombre.

Io me ne starò acquattato

ad ammirare le tue lente

metamorfosi di nuvola,

di donna, mentre assaggerò il miracolo

nascosto come un ladro

che non ha rubato nulla.

**

Allunaggio

Pensieri brevi

Vengono prima d’autunno

i tramonti scolorano brevi

i pensieri di sere accordate

alla Luna e i respiri profondi,

quando era vita anche solo guardarci

e aspettare che un sogno ci unisse

le mani. Ora dormiamo vicini

abbracciati, senza più dire

che cosa sbagliamo, mentre là fuori

da allora la Luna bisbiglia

i suoi sogni da non rivelare.

**

Acquitrino

Scompaginati i ciuffi delle nuvole

rincorrono pupille, parolai,

ché loro sanno perdersi davvero,

sanno spingersi e poi andare

avanti, indietro o ritrovarsi e farsi

neri a dare pioggia a ogni luce

soffocata in questa sera.

Ciascuno ha il suo sacchetto per raccoglierne

le gocce e per provare ad annaffiare

alterne prose. Il mio è soltanto questo

rubacchiare accenti al tempo,

tentativo di accordare

anche soltanto un tuo secondo al sogno

sveglio che fa il mondo in ogni estate

in cui dimentichiamo di esserci

perduti in qualche viottolo fumoso,

ancora illusi dalla ressa dell’autunno.

**

La stella del mattino

Poche cose da portare

via da casa. Brevissimo il cammino

ci separa dal ritorno: ché siamo

così piccoli a guardarci

da lontano, si arrendono i ricordi

versati sulle mani. Resta ancora

questo cuore aperto all’ombra pulsa

piano la tua vita nella notte

che ci intona al vuoto e al mondo,

mentre brilli tu d’avorio

a custodire intatto il buio

e le tue stelle che non cadono

nell’alba, tra i pensieri d’altri giorni.

Alessandro Barbato (Roma, 1975) dopo la laurea in lettere ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in antropologia sociale presso l’EHESS di Parigi dedicandosi allo studio dei rapporti tra nuove scienze umane e letteratura, in particolare nell’opera di Michel Leiris e Pier Paolo Pasolini.
Ha pubblicato su tale tematica diversi saggi, in lingua italiana e francese, e una monografia. Ha pubblicato anche poesie su rivista, blog letterari e nel 2019 la silloge
Il fiore dell’attesa, confluita nel 2020 nella raccolta Solamente quando è inverno, pubblicata in formato ebook da Ali Ribelli Edizioni. Nel 2022 ha visto la luce la sua ultima raccolta di versi, La mimica dei mondi (qualche poesia fuoritempo) edita da Controluna – Edizioni di poesia.
Attualmente insegna materie letterarie presso le Scuole Ebraiche di Roma. 

fotografia in copertina di Emiliano Cribari

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