"Siamo due punti di un bianco senza fondo": alcune poesie di Yari Bernasconi

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Da La casa vuota (Marcos y marcos, 2021)


Tallinn

Sei sempre tu: la giacca e il gatto
sulla maglietta. Gli occhi determinati.
Ma l’aeroporto è nuovo e quando dici
“dieci anni fa” qualcosa si smarrisce:
una piccola ruota dell’ingranaggio,
fra le vetrate; la vivida certezza
nell’ignoto; quel nulla tanto atteso
e poi riempito e affrontato con foga.

Anche noi siamo sempre noi. Soltanto
più numerosi. Come te, quando diciamo
“dieci anni fa”, sentiamo forte e pesante
lo strascico del tempo speso,
che sembra perso.

*

Emajōgi

Fai segno di salire, ma ci sembra
uno scherzo quando sull’acqua del porto
improvvisato, in mezzo alle sterpaglie,
il barcone di legno si prepara
a caricare i passeggeri.

A bordo, mentre lasciamo le case alle spalle
e anche l’ultima luce si fa lontana,
capiamo il senso del viaggio: è il vuoto
denso della natura, il profilo degli alberi
neri, l’oscurità improvvisa che avvolge noi,
le nostre giacche, questo fiume segreto
che disperde i pensieri.

*

Dejevo

Dove sono le case diroccate, sfondate,
il villaggio in rovina? Quelle macerie
inghiottite dal verde? Non le abbiamo sognate,
ci dicono più tardi, ma tutto è stato demolito
dalle autorità. I garage scavati nella terra
sono adesso teatro di bivacchi e bevute.
Le vecchie strade una pista per quad o motoslitte.

Mentre fotografiamo due mattoni dimenticati
fra gli abeti, tu aspetti e raccogli gallinacci,
poi bacche ed erbe per le tue tisane.

*

Attraverso la striscia d’acqua dolce
tra Caslano e Lavena, dove i pesci
sembrano rallentare, un ragazzo raggiunge
l’altra riva e sorride. Ma se ritorni
domani o dopo, quando il velo di pioggia
nasconde il cielo, vedi gli alberghi cupi e inabitati
e le case svuotate, mentre su è solo roccia,
strapiombo. Senti l’ansia dell’inizio, e più forte
la paura di un’altra fine.

*

La casa vuota

Sono tornato a prendere le chiavi, scivolate
tra i cuscini della poltrona, dietro al centrino
lavorato con l’uncinetto. Fino a pochi anni fa
avrei bussato: c’è nessuno? Questa mattina
conosco la risposta. La polvere è più spessa
sui tappeti e sui mobili, il mio passo insicuro.

Sono tornato a prendere le chiavi, sono solo
fra le pareti annerite di fumo. Le porte
Hanno smesso di sbattere. Stavolta mio fratello
non si è nascosto nel ripostiglio delle scarpe,
fra le giacche ancora fredde di vento.
E io non corro per cercarlo.

Sono solo tornato per le chiavi, che presto
rimetto in tasca. Spente la cucina e la dispensa.
Il balcone, dal vetro fosco, resta sospeso
e guarda ignaro al suo prossimo marzo:
fiori diversi lo attendono.

Sono solo tornato per le chiavi.

C’è nessuno?

*

La stazione

I binari sono invisibili sotto le piante
più fantasiose: arbusti nati tra i sassi,
fiori sbilenchi, germogli di pioppi e betulle.
Sulla banchina soltanto formiche.
Nella sala d’attesa, senza spago,
c’è una valigia aperta e mezza vuota:
una maglietta, mutande, un libro sporco
che in copertina vanta LEADERSHIP e MANAGEMENT. Appena sopra,
il tabellone degli orari continua a segnalare
il ritardo dei treni che non arriveranno.

*

L’ufficio postale

Il pavimento logorato ci guida
agli sportelli. Plastica e legno compensato
si trasformano lentamente, come pronti
per essere rimossi. Una sagoma accanto
sorride nel vuoto con troppi denti.
Nel locale sul retro, tra i sacchi e i carrelli,
vagano ancora due buste mai partite
e il mare di una vecchia cartolina.

“Qui tutto è bellissimo. Vi pensiamo.
Torniamo presto.”





Yari Bernasconi è nato a Lugano nel 1982.
La prima silloge pubblicata è Non è vero che saremo perdonati (all’interno di Poesia contemporanea. Undicesimo quaderno italiano, Marcos y Marcos, 2012) la raccolta Nuovi giorni di polvere (Casagrande, 2015; premio Terra Nova della fondazione Schiller e premio Castello di Villalta Giovani), tradotta in francese e tedesco.
La plaquette La città fantasma (Nervi, 2017) e Cinque cartoline dal fronte e altra corrispondenza (L’Arcolaio, 2019).
Yari Bernasconi vive a Hinterkappelen, vicino a Berna.





Fotografia in copertina di Simon Joseph

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