Anch’io, come tutti, sono stata scritta per il fuoco

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Parlerò del bel libro di Claudia Di Palma Atti di nascita, pubblicato nel 2021 da Edizioni Minerva. Sarà una nota breve che vuol mettere in evidenza il modo in cui ho conosciuto questo libro, e come, partendo da una sollecitazione di tipo emotivo, ho poi avuto desiderio di approfondire il percorso della ricerca poetica di questa interessante autrice.

Prima di leggere interamente Atti di nascita mi ero imbattuta in alcuni testi presentati in rete come inediti o come estratti dalla suddetta raccolta, e ne fui immediatamente catturata.

Di quei componimenti mi avevano colpito la potenza, il ritmo del verso, la presenza di un corpo: diciamo di un corpo complesso, fatto di carne e coinvolto con quello che accade al suo interno, ma allo stesso tempo desideroso di percepire la presenza dell’altro. Un corpo vibrante, sensibile, che si fa ascoltare, e ascolta ciò che sta fuori: l’essere con cui si pone in relazione, ma anche lo spazio che si trova a occupare, ad abitare.

Riporto qui di seguito, per intero, i testi a cui mi riferisco e che ho letto, diciamo, in anteprima.

Se io ora dormissi, almeno per un po’,
mi separerei dal mondo, taglierei da me
la tua figura, resterei da sola nel buio.
Non posso.
Sono ciò che vedo, il volto dove mi incastro.
Devo tenere gli occhi aperti per essere, devo
guardarti incessantemente.
Poi tu chiudi le imposte, sciogli le lenzuola,
e io ci provo a calare il sipario,
e respirare profondamente
— si chiama respirazione diaframmatica
questa cosa che io provo a fare,
questa marea — sul tuo guanciale.

*

Il documento è stato redatto bene,
con bella calligrafia.
Il camino attende paziente la consegna
come un impiegato del catasto.
Anch’io, come tutti, sono stata scritta per il fuoco.
Ogni cosa è stata pensata per lui.
I tuoi occhi, incisi nel mio ventre,
sono un buon combustibile,
ma il tuo sguardo resta a lungo, come la fuliggine.
Io, te, ogni altro essere vivente,
siamo i progenitori della cenere,
siamo friabili come carta.
A volte ci amiamo per prepararci all’addio
davanti al camino che attende, paziente.

*

Infine questo incastro di corpi
è un incastro di parole
che cercano un senso compiuto
e si accontentano di essere suono.

Poi si separano
cercano un nuovo accoppiamento
e di nuovo si rassegnano
sono solo un segno, si dicono
stringendosi forte
nel buio della camera da letto.

In tutti i testi è rilevante la presenza del corpo, il lavoro che fa ponendosi in relazione con l’altro. “….taglierei da me / la tua figura, resterei da sola nel buio. / Non posso. / Sono ciò che vedo, il volto dove mi incastro. / Devo tenere gli occhi aperti per essere, devo / guardarti incessantemente. / ” scrive la poetessa nel primo componimento, e si percepisce come il corpo dell’altro sia fondamentale per la definizione del suo corpo, e più in generale per il raggiungimento di una maggiore consapevolezza. La questione del corpo, visto anche come strumento attraverso il quale conoscersi e sperimentare, si articola e si fonde con altre tematiche. Nella terza poesia già emerge la corrispondenza tra corpi e parole, tema che sicuramente sta a cuore alla nostra autrice, come si può ben capire proseguendo con la lettura del libro.

Atti di nascita si apre con cinque domande rivolte all’autrice, una sorta di intervista che ho trovato utile ed edificante, perfettamente integrata con la parte poetica. Invitata a parlare a proposito della relazione che si stabilisce tra la presenza del corpo e la parola, Claudia dice: “La parola, (quella viva e vitale della poesia) non è un termine che definisce (e limita) un oggetto……Ecco, la parola è un corpo: un complesso organizzato di materia che si muove nello spazio. E noi pure siamo corpi, corpi che parlano e scrivono altri corpi. O forse siamo parlati, pronunciati, da quel Verbo che era, ed è, al principio di tutto.”

Le tre poesie proposte costituiscono, insieme a tutte quelle presenti nella raccolta, l’architettura di una silloge tessuta attorno a diverse tematiche, differenti tra loro, ma che all’interno dei testi trovano un punto di avvicinamento, crescono l’una accanto all’altra, si intrecciano, dando a tutta l’opera un respiro ampio e una potenza dinamica e generativa. I punti focali di cui parlo si riconoscono piuttosto chiaramente leggendo il libro, in quanto rivelati dall’utilizzo del lessico. Giusto per dare un’idea potrebbero essere riassunti in questi termini: la presenza e l’importanza del corpo, la funzione della parola (in poesia, ma non solo), la spiritualità, e infine una tematica di ordine sociale che nasce, se ho ben compreso, da una profonda sensibilità della poetessa, dallo stesso sentire che sta all’origine degli altri nuclei di ispirazione.

L’interesse dei vari punti è indiscutibile, ma ancora più affascinate risulta il modo in cui essi si condizionano e si nutrono vicendevolmente vibrando nel tessuto dei versi, sempre aderenti a una consapevolezza di scrittura.

Rilevante è anche l’ultima sezione, “Altrove immondo”, dove l’attenzione si sposta sul tema dei rifiuti. In questa sezione le poesie risultano più chiare, più evidenti, come spesso accade quando i versi incontrano tematiche di tipo sociale. A conclusione di tale sezione, e di tutta la raccolta, possiamo leggere: “Quando le cose perdono la loro identità / vengono qui, nel bidone dell’indifferenza. / Porgono l’altra guancia, quella opaca, dismessa, / e ci perdonano.”

Il bidone dell’indifferenza è un luogo in cui gli oggetti smettono di avere un’identità definita, di essere riconosciuti e adoperati per la loro utilità, ma è anche il luogo dove cessano di essere merci. Uno spazio popolato di immondizia, di sporcizia ed esteticamente poco attraente, in cui però non vige la regola della mercificazione. Un altrove che si oppone al mondo consueto, quasi totalmente invaso dalle leggi del mercato, ma forse anche un altrove visto come alternativa a un mondo fatto di rigide divisioni e piccoli orizzonti.

Ecco, infine altri testi tratti dalla raccolta.

La parola è un chiodo.
Il verbo che tu incarnavi ti tolse
di mezzo scavandoti piano.
Riconobbi il tuo volto dal vuoto
che vi cresceva rigoglioso al centro.
Da lì tu mi guardavi senza mai
sciogliermi, mi lasciavi ai miei giorni
grossolani, io mi dimenavo
con cose di scarso valore, monili
d’argento, e tu, tutto miseria e vento,
non ti offendevi, dissanguavi in croce.

*

L’acciarino di una carezza, la pelle affilata,

la fatica di sezionarci le ombre,

il sudore, lo stremo delle forze.

Corpo a corpo facciamo il rituale

e non ci conosciamo mai

e non c’è niente da conoscere.

È il rituale dello straniamento, l’amore.

*

Aspiravo alla grazia:
un involucro superfluo,
il trucco sul volto di una donna,
il rossetto sbavato sulle labbra.
Così immaginavo Dio, così lo sognavo.
E la mia preghiera era guardare,
provare a vestirmi sul nulla,
provare a compormi, e poi
raccogliere gli avanzi,
decifrare il mio nome.

*

Ecco l’altrove. Ecco l’immondo.
Non è una stanza immacolata, ospedaliera.
Non è una tavola imbandita a festa,
il piatto caldo della domenica.
È la mensa per i poveri e i barboni,
un simulacro di pane a macerare sotto il sole,
una lattina, un pezzo di carta.
Quando le cose perdono la loro identità
vengono qui, nel bidone dell’indifferenza.
Porgono l’altra guancia, quella opaca, dismessa,
e ci perdonano.
Per questo spreco, per tutta questa luce.
Per ogni mano che mendica l’inferno.
È qui, ai margini del cielo, sull’asfalto bollente,
l’altrove. È un sacchetto per la spazzatura,
dove le cose stanno vicine, strette
in un abbraccio, per non finire.

Claudia Di Palma, nata a Maglie nel 1985, vive e lavora a Lecce. Tra le sue esperienze più importanti si annovera la passione per il teatro. Ha collaborato con “Astragali Teatro” (2005) e “Asfalto Teatro” (2006/2012) e attualmente collabora con la compagnia teatrale “Suddarte”. Nel 2016 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, Altissima miseria (Musicaos Editore), ricevendo diversi premi e riconoscimenti (Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” nella sezione “Opera prima”, Finalista Premio Gradiva-New York, Finalista Premio Internazionale di Letteratura “Città di Como”, Attestato di Merito al Premio Internazionale di Letteratura Alda Merini – Brunate, Vincitrice del Premio speciale del Presidente della Giuria del Concorso “Interferenze” indetto da “Bologna in Lettere”, “Medaglia d’onore” al Premio Internazionale di poesia “Don Luigi Di Liegro”). Nel 2021 ha pubblicato la raccolta di poesie Atti di nascita (Minerva Edizioni). È presente nell’antologia poetica Il corpo, l’eros (Giuliano Ladolfi Editore, 2018), nell’Almanacco di poesia italiana Secolo Donna 2019 (Macabor Editore), in Maternità marina (Terra d’ulivi edizioni, 2020) e in diverse riviste, tra cui “Atelier”, “Gradiva”, “Le Voci della Luna”. Le sue poesie sono state tradotte in inglese e in spagnolo. Fa parte della piattaforma europea di poesia “Versopolis” e della redazione del lit-blog “Poeti Oggi”.

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