Paolo Polvani: “Miracoli del giorno”

Autore/a cura di:

Una concreta vicinanza al dolore del mondo

Sono qui per fare un inventario della luce

Sono qui per mietere a piene mani
(P. Polvani
)

Quando mi giunge un libro la prima cosa che faccio e aprirlo a caso e leggerne d’assaggio qualche pagina. Quello di Paolo Polvani si è aperto a p. 53 sui “Pullman della Marino”. La poesia cattura l’essenza di un momento. Una lettura che mi ha colpita per l’attualità, la concretezza del viaggio, l’immediatezza del dire. Un’esperienza che facciamo o abbiamo fatto in tanti. Per me è stata soprattutto evocativa di ricordi del passato e di innumerevoli viaggi “notturni” dalle nostre terre del sud verso la città del nord, momenti che mi riportano a quell’atmosfera assonnata, trasognata a tratti smarrita, di misteriosa sospensione nel buio “I pullman della Marino custodiscono dentro/ questi misteri, lo spavento di facce, l’incertezza degli occhi tutti/ disperatamente soli, e la notte li veste, li attanaglia, li veglia,/ li prende per mano e li consegna al vano inseguimento di una felicità” (p.53-54). Sulla scia di questo testo ne leggo altri, come “Il popolo dei camion”, “Distanze”, “Finestre nella notte”, “Senza voltarsi”, “L’ultima valigia”. In tutte ritorna il tema della notte, della solitudine, del viaggio, non solo nel significato primigenio del termine, ma anche nel suo senso figurato, come metafora di cambiamento e di conquista “un me che inseguo/ e continuo a cercare ancora” (p.32). Quello di Polvani è uno sguardo che si fa acuto e attento proprio in quelle ore del giorno in cui il buio e un apparente silenzio, allontana, sottrae alla vista e ci nasconde. Ma, dicevo, nasconde, non cancella, perché la notte mette un filtro con il mondo dal quale trapelano solo le cose essenziali, mentre il silenzio è la condizione che permettere di avvicinarsi all’indecifrabile. E proprio in quei momenti, il poeta coglie presenze, assenze, paure, smarrimenti, che caratterizzano il nostro tempo. Questa raccolta si può leggere come un romanzo, come la storia di un viaggio in linea verticale e orizzontale, che plana e affonda nelle pieghe più remote e ancestrali dell’animo umano, dove si nascondono ferite e dove si compie il destino di ciascuno, su quei treni, sui pullman, sulle autostrade, nelle città che ci dividono e ci uniscono e dove ognuno si aggrappa al proprio silenzio e alla propria solitudine. In queste poesie, ogni dettaglio sembra raccontarci la nostra piccolezza, la nostra finitezza “Tutto ciò che qualcuno possiede/ è una povertà molto robusta/ (…)/ che preme/ che freme e a volte grida, ma più spesso / s’accuccia, sospira, infine tace” (p. 50). Ed è proprio partendo da qui che si compie ‘il miracolo del giorno’, nel contrasto tra la luce e ombra, tra giorno e notte. Un miracolo (dal latino «miraculum», cosa meravigliosa), che in teologia, è un evento straordinario al di sopra delle leggi naturali operato da Dio, mentre nel linguaggio comune, per estensione, simboleggia un fatto eccezionale che desta meraviglia. Credo che nell’autore coesistano entrambe le eccezioni, dell’uomo umile che sa stupirsi, riconoscendosi creatura e che sa guardare all’umano e al quotidiano delle cose dentro il mistero della creazione “Se Dio avesse una voce sarebbe quella/ del volo della rondine, la stessa eleganza di certe improvvise/ giravolte” (p.43). Sono versi che ci restituiscono l’immagine di un poeta intenso e dalla fervida immaginazione, che attraverso soluzioni linguistiche e metaforiche ariose riesce a superare la barriera esteriore del mondo e a veicolare significati profondi, misteriosi, mai univoci. La vitalità di questa poesia, in cui la parola vibra di associazioni e intuizioni, arriva immediatamente dentro, ha la capacità di innestarsi, attraversarci, andare oltre.

Maria Pina Ciancio

La parola attesa

L’attesa è un pesce che nuota
nel silenzio. Io guardo,
seguito a guardare
dentro l’attesa,
promessa non ancora schiusa,
scrigno dove il vuoto
non smette di sperare
che palpiti qualcosa
che la parola giunga lucida
dall’aria luminosa
o che si schiuda un guscio
o sprizzi fuori
dall’oscurità più accesa,
quella parola che mi porta in volo,
presagio
di felicità,
quella parola attesa.

*

Il volo della rondine

Se Dio avesse una voce sarebbe quella
del volo della rondine, la stessa eleganza di certe improvvise
giravolte, quel distacco, quella suprema indifferenza,
le stesse cortissime zampe, la precisione ellittica con cui
porta il disordine dentro l’esatta matematica del cielo, turgori
e mancamenti, ostinazioni e abbandoni repentini, è così
che Dio si esprime, e il volo della rondine è la sua stessa voce,
leggera e assente, visione del caos e di una fame che s’indovina
dietro quel nero di fulmine, quelle ali che parlano
di una sublime geometria, della rapace leggerezza con cui disegna
il mondo, l’algoritmo segreto di quando plana, e sì, Dio
ha la voce del volo della rondine, quella rondine estrema che di aprile fa
un capolavoro di passione e di ardimento, un veloce assalto
dal cuore profondo della vita, quella voce con cui ci raccoglie
e ci conduce in alto, nelle braccia di un enigmatico abbandono.

*

È puro miracolo

È puro miracolo se torna a splendere il giorno
e la primavera ritorna, e le piogge
di aprile disegnano nuove pozzanghere per una stupita
felicità, per riflettere il cielo che torna azzurro.

Che importa il momento del distacco, se un giorno
con altri occhi guarderemo aprile che torna.

(Paolo Polvani, Miracoli del giorno Prefazione di Massimiliano Damaggio, Postfazione di Isabella Bignozzi, Macabor Editore 2024)

Paolo Polvani è nato nel 1951 a Barletta, dove vive. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Nuvole balene, Antico mercato saraceno, Treviso 1998; La via del pane, Oceano, Sanremo 1999; Alfabeto delle pietre, La fenice, Senigallia, 1999; Trasporti urbani, Altrimedia, Matera 2006; Compagni di viaggio, Fonema, Perugia 2009; Gli anni delle donne, e-book, edizioni del Calatino, 2012; Un inventario della luce, Helicon 2013; Cucine abitabili, Mreditori, 2014; Una fame chiara, Terra d’ulivi, 2014; Il crollo di via Canosa, e-book La Recherche; Il mondo come un clamoroso errore, Pietre vive editore, 2017; L’azzurro che bussa alle finestre, KDP – collana Versante Ripido, 2018. È presente in molte antologie e numerose riviste. È tra i fondatori e redattori della rivista on line «Versante ripido».

https://www.macaboreditore.it/home/product/227-miracoli-del-giorno.html

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