Da Rumore di fondo (Puntoacapo 2023)
«La poesia di Leila Falà parla di una superficie che sprofonda in un intorno paludoso, fagocitante: essa esprime ciò che è attraverso ciò che sembra, così confonde, anzi comprende in sé la parte oscura di una realtà sfuggente e mai data completamente. Lo si percepisce dai frequenti richiami agli oggetti, anzi a un correlativo oggettivo che entra dentro una parola a doppia punta e la cavalca quasi in modo irriverente, a tratti metafisico. Affascinante, insomma, il rumore di fondo che si crea e non si sente quando chi si addentra nelle pagine del libro, precipita in una vertigine a spirale: si cade senza sapere e, nel contempo, si sa che l’atto stesso del cadere è reso impossibile da un piano continuo in cui si svolge una realtà inconoscibile ma data per sempre: è questa la magia di un’autrice dalle basi solide, unica nel suo genere.»
(Dalla Prefazione di Ivan Fedeli)
Oggetti
Noi, non eroi non ministri né santi
ci accontentiamo di cose
che si possono acquistare
per sopire il vuoto o solo un sospetto
di vuoto e solitudine.
Prodotti di mercato. Oggetti.
Merci normali, santificate nei franchising
discese da scaffali.
Questi sono i nostri resti.
Eppure è negli oggetti che ti trovo e ancora
sento il tuo tepore in ciò che era tuo.
Restano loro a me
come se da soli potessero reggere il mondo.
*
Fuori margine
Il foglio si smargina
il segno segue fuori di lì
come pensiero che eccede.
Scivola dal tavolo
si liquefà il tempo
lungo il bordo cola
fuori dalla mappata misura.
Gorgoglia. Tace.
Raccolgo quel liquefarsi
come carta da cucina
accolgo le immagini e i ritmi
assorbo e dilago
dialogo con l’altra me
presente, quotidiana, muta.
Ora vedo, ora sento.
Slego la penna nel moto attraverso
la paura del vuoto.
*
Davvero
Eppure nella casa entra il sole, al mattino
e la notte distesa scorgo dal letto
la luna – quando è piena.
A volte – non so come – questo davvero mi basta.
*
All’ombra
Se ne stanno tutti e due
all’ombra qui nel parco
lui ogni tanto suona la chitarra
una chitarra di quelle serie
da concerto o così mi pare.
Lei ha i capelli rossi
lunghi quasi fino in vita
e la pelle chiara chiara.
Assieme a lui segue con gli occhi
le note su un quaderno
sceglie le prossime canzoni.
Qualche volta c’è una piccola risata
o meglio, un sorriso che si allarga.
Ogni tanto lui smette di suonare
si guardano, si danno un bacio.
Piccolo anche lui.
Eppure così colmo.
Leila Falà Magnini è nata ad Ancona nel 1956, si è formata nell’humus culturale e politico dei movimenti studenteschi e femministi di fine anni 70 a Bologna, studiando al Dams con G. Scabia e alla scuola di Teatro Galante Garrone, restando poi a vivere a Bologna dove ha collaborato a fondare il Centro Documentazione delle Donne e a fianco di diverse attività, dalla comunicazione al teatro, attrice per diversi anni, ha lavorato all’Università come impiegata.
Poeta, fa parte dal 2006 al 2016 del Gruppo ’98 Poesia e dal 2015 al 2021 della redazione della rivista “Voci della Luna”; dal 2017 fa parte del gruppo dei Narratori della strage del 2 agosto; fa parte della SIL – Società Italiana delle Letterate. Tra i riconoscimenti annovera la partecipazione a RicercaBO 2012 e la presenza nell’Atlante della Poesia curato dal Dipartimento di Lettere moderne di Bologna.
Tra le raccolte monografiche e i testi teatrali ricordiamo: Rumore di fondo Puntoacapo 2023 con prefazione di Ivan Fedeli e postfazione di Maria Luisa Vezzali; Prontuario lirico di autodifesa muliebre, 2022, Raccolta di quattro sillogi delle autrici: A. Carnaroli, L. Falà, F. Genti, A.Toscano Edizioni Sartoria Utopia, 2022; Cosa fare da grande (inedita) ha vinto il premio teatrale Reading sul fiume 2017; Certe sere altri pretesti l’e-book con la Recherche.
Della Propria voce (Qudu 2016) Antologia del Gruppo 98 poesia, curatela; Mobili e altre minuzie (Dars 2015) (Premio “Paese delle Donne“ Roma, 2017); Oggetti (in memoria della strage di Ustica) in E’ negli oggetti che ti ricerco (Corraini, 2013), presentazione di Niva Lorenzini; Cosa pensano lei e lui quando non parlano più d’amore testo teatrale messo in scena con Il Gruppo Libero Teatro, 2005.
Niente politica, tutta famiglia. Monologo per attrice sola. testo teatrale messo in scena con Il Gruppo Libero Teatro, 2007.
In copertina uno scatto di Mohammad Reza (particolare)
