Paola Mancinelli, Chirurgia del vuoto (peQuod 2025)
La parola è il bisturi.
Lacera il vero nella sua crepa
fa uscire la vena nascosta
del mondo. Viene da lontano
un suono che non sai interpretare
e non c’è teoria capace di spiegare
il vuoto trafitto dal bagliore
della lama pronunciata,
sezione aurea di una parola che non sai dire.
Questo a noi rimane:
continuare senza sosta
a incendiare, senza bruciarla
la parola destino.
*
Questo eterno cadere
precipitare giù dal verso
dalle dita del pensiero.
Rimanere in quello spazio tra il costato
e l’aurora. Brandendo la lingua del togliere
osare un salto mortale nel nome che si arrende,
un crollo disumano che si compie
nel luogo del retrocedere.
Sbandieri la tua bocca randagia
che spalanca un bosco di figure.
Un cenno per orientarsi
nell’indifferenza degli astri.
Qui è tutto un recidere dall’alto.
Fratello mio, come è eterno ciò che tace.
*
Il linguaggio, amore mio
le sue mille acrobazie
l’etimo e la gemma che contiene,
parola futura che enuncia il chiaro.
Chiedere sempre che l’attimo si eterni,
che non siamo che questo:
un corpo di voce zoppicante
che tenta di pronunciare il mondo
senza poterlo dire per intero.
*
Stai qui
nel tepore delle cose
tra la sedia e l’infinito
la voce ripiegata sul cuscino
tra gli appunti e la finestra.
Riposa la parola dentro al foglio
matura come il grano dell’attesa.
Rimanda a un altro tempo
che non sai, che ti verrà dato.
Nel segreto – lo hai già scritto –,
una voce ti ha parlato.
*
L’infinito è un numero sdraiato
sulla schiena. Nel suo punto vita
stretti ci teniamo, alleati del creato,
cinti da un patto di esistenza.
Custodi silenziosi dello zero.
Non basta saperla pronunciare la parola: occorre, ogni volta, tornare a nascere dal profondo del suo interno, spazio di tacita prossimità verbale, nel tentativo di attraversare quella lesione aperta sullo sguardo inteso alla dimensione concettuale del pensiero, inciso corpus sul limitare del vuoto indagato a partire dal linguaggio detentore di tutto ciò che è origine e affondo nella circolarità di una rivelazione sempre in attesa del suo puro nome. Paola Mancinelli si inoltra, senza mai smarrire il passo, nella dialettica ermeneutica e nel confronto relazionale tra la parola e la precisione del suo significare, sul sentiero investigativo disciplinato dalla ricerca di una regolarità indicativa di tutte quelle derivazioni, tangibili e intangibili, che trovano respiro nel tempo sensibile dell’esserci; derivazioni trattenute in quel farsi del silenzio per consapevole complessità del dire cosa realmente ci scorge, ci percorre, cosa realmente ci intuisce quando riposa la parola dentro al foglio mentre tutto nel creato perpetua il sorgivo di una scintilla tra l’appena di una espressione e il suo orizzonte in cui la profondità del dettato procede quale parabola sapiente del gesto: ed è un lampo. È quella riflessione che lega a un patto segreto un suono che non sai interpretare con la direzione di una verticalità poetica dentro la poetica in un movimento posizionato tra le crepe schiuse in quello spazio tra il costato / e l’aurora luogo del quasi possibile lasciarsi simmetricamente coincidere nome-corpo-eterno, custodi silenziosi dello zero.
Paola Mancinelli (Taranto, 1974). Approfondisce gli studi filosofici e teologici, ottenendo il titolo di Magistero in Scienze Religiose. È poeta e artista visuale. È presente nell’antologia bilingue Sinfonìa de huellas, Un insieme di tracce. Sei poeti italiani, con traduzione in spagnolo, a cura di Rocìo Bolanos, FormArti 2023, nel volume Taranto, città della poesia, a cura di Silvano Trevisani, Macabor (2022), nel volume Sud. Viaggio nella poesia delle donne (Volume secondo), a cura di Bonifacio Vincenzi (Macabor Editore, 2020).
Ha pubblicato il libro di poesie La resa del grazie, Giuliano Ladolfi Editore (2019), con la prefazione di Giovanna Rosadini. È presente nelle raccolte poetiche Sud. I poeti (Volume sesto), a cura di Bonifacio Vincenzi, Macabor Editore (2019), Il corpo, l’eros, Giuliano Ladolfi Editore (2018), Parole Sante, Kurumuny Edizioni (2015). Ha pubblicato il libro d’artista Poesia, tempo presente. La parola e il tempo, Print Me Editore (2014). Suoi testi sono stati pubblicati su Atelier, Versante ripido, Perìgeion, Farapoesia, Centro Cultural Tina Modotti, su Repubblica Bari nella Rubrica La Bottega della Poesia curata da Vittorino Curci. Una selezione di sue poesie è stata tradotta in inglese dal poeta Patrick Williamson sulla rivista di letteratura The Antonym. Nel 2022 riceve il Primo Premio della 9ª Edizione del Concorso Internazionale di Poesia “Parasio – Città di Imperia”. Svolge la professione di insegnante. Fa parte della redazione online della rivista Atelier, trimestrale di letteratura, poesia e critica per la quale cura la rubrica Visuale sul Novecento.
Fotografia in copertina di Luca Pizzolitto
