La lingua degli uccelli (XXIV) – Rondine che arriva, rondine che va…Parte seconda: volare e garrire

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(con poesie di Edoardo Firpo, Rocco Scotellaro, Pier Paolo Pasolini, Diego Valeri, Alessandro Quattrone)



Nella prima parte, accennato di passaggio anche a due specie affini, cioè il Rondone e il Balestruccio, ho presentato una nutrita rete di versi e alcune poesie relativi a un paio di aspetti della Rondine, ovvero: 1) alla migrazione e 2) alla nidificazione.
In questa seconda parte, avendo frazionato il discorso per renderlo più ampio e ricco (sono davvero tanti gli autori che hanno dedicato poesie alla Rondine o ne hanno accolto il passaggio tra i loro versi) esporrò qualche riferimento, pur sempre limitato alla poesia italiana moderna e contemporanea, ad altre caratteristiche basilari della Rondine, cioè: 3) alla grande attitudine al volo e 4) al suo garrire, cui aggiungerò qualche varia appendice.


3.
La attitudine al volo della Rondine offre a noi terricoli l’ipnotico spettacolo, fonte di ispirazioni e contemplazioni (e che ne fece – insieme al suo tornare a riportare primavera e vita – emblema della speranza per la sua stessa forma che in volo richiama l’ancora, simbolo cristiano di speranza e salvezza). Spesso l’osservare il volo delle rondini si coniuga all’ascoltarne il garrulo canto, ma alcuni in alcune poesie si focalizzano sull’aspetto aereo, esclusivamente[1] o per lo più, come nella seguente poesia, ben esemplificativa, del genovese Edoardo Firpo che, mi perdoneranno i genovesi, riporto in italiano:

Rondaninn -e – Rondini,
di Edoardo Firpo[2]

Quando lontane e piccine
volano ai soffi del vento le rondini
il cielo mi sembra più grande.

Sbandate e leggete come vanno le foglie
a volte il vento come una rete le involge,
ma scappano tosto, agitate
riempiendo il cielo di gridi,
e nel sole del mattino
volano sulla città
mettendo alla berlina i vecchi campanili;
sopra i bastimenti le vedo volare
come in altri tempi
sulle galee del mare.
Vanno nelle loro lunghe sere le rondini
con le ali aperte ferme sembrano nuotare.
S’accende il faro sul molo,
la prima stella si riflette in mare,
ed esse ancora volano intorno.

Vogliono vedere lassù
dal gran balcone profondo
come si spegne il giorno.


4.
La presenza sonora, il garrire della Rondine, da onomatopeico si è esteso al clima garrulo che determina, il quale nell’accezione più positiva è festoso, «la sfrenata l’allegra gazzarra[3]», l’«allegrezza/ di rondini sfreccianti in folli giri[4]», «rondini allegre[5]»  « allegramente chiassosa, «giocond[a]», come scrive Giovanni Prati.[6] Limpidamente felice, nel breve testo di Rocco Scotellaro:

Rondini,
di Rocco Scotellaro[7]

Rondini voi,
guizzando d’aria felici, rondini,
si turba di voli il mio giaciglio.


Pascoli
, coglie – legato al loro migrare – l’aspetto esotico e «gitano» del loro parlare: «Quando ascolto voi parlar tra voi/ nella vostra lingua di gitane/ una lingua che più non si sa.»[8] Lingua fatta di «bisbigli» secondo Gaetano Arcangeli il quale prova, «disperando», «a cogliere e ad intendere»[9]. Lingua «umilissima» nello straordinario incipit di uno dei testi più significativi di Pasolini, di cui riporto due strofe particolarmente “sonore”.

L’umile Italia,
di Pier Paolo Pasolini[10]

II.

Ah, rondini, umilissima voce
dell’umile Italia! Che festa
alle pasquali fonti, alle foci
dei fiumi padani, alla mesta
luce della piazzetta, dei noci,
dei filari a festoni da gelso
a gelso, che ai vostri garriti
verdeggiano più umani! che eccelso
significato in quel vostro perso
groviglio, nuovo, di gridi antichi.

È dentro il tempo dato al puro,
allo struggente passare che
lanciate con sopita furia
quei vostri gridi: in sé,
quieto, li accoglie un già scuro
cielo primaverile, o un’alba,
o un lieto mezzogiorno… E passa,
con lo stupendo tempo che gli alberi
ingemma e spoglia, le ore scialbe
accende, raggela i caldi sassi.
[…]

Nonostante quanto letto, paradossalmente ma solo fino a un certo punto, nell’antichità non mancano diverse valutazioni del loro canto: lamentoso, profetico, malaugurante, al punto che Dante Alighieri scrive: «Nell’ora che comincia i tristi lai / la rondinella presso alla mattina / forse a memoria dei suoi primi guai» (Divina Commedia, Purgatorio, IX, 13-15).

Ma, forse, più che alle rondinelle, questi tristi lai attagliano ai poeti – principi delle nubi / che abitano la tempesta[11] – cui mai sembra sia data (né interessi?) gioia piena:

Rondini, di Diego Valeri[12]

Rondini allegre, rondini leggere,
in giro in giro, vorticosamente:
ma nello specchio del mio cuor dolente
tante piccole croci nere nere…

Ma, per concludere, vorrei riparare, per così dire, all’andamento frazionato e ripartito con cui ho condotto l’esame della Rondine in poesia: mi piace così ricostituire “l’uno”, in carne e spirito, appoggiandomi ad una nota e ad alcuni versi della recente raccolta poetica di Alessandro Quattrone che dedica alla Rondine persino il titolo (La rondine presente, Passigli, 2020) e che ne recupera o mette in risalto una profonda valenza simbolica e metafisica. Il poeta, dopo aver ipotizzato di «ricorrere alla figura dell’angelo» trova «la rondine [che, contrariamente a noi uomini] “presente” […] cioè sente prima, Possiede una specie di prescienza: sa senza aver conosciuto. Trova la via del ritorno da migliaia di chilometri di distanza virgola e punta il luogo da cui era partita con una precisione istintiva impressionante.» (Nota dell’Autore. A proposito del titolo):

(Chissà se apparirà ancora) di Alessandro Quattrone[13]

Chissà se apparirà ancora
con lo stesso linguaggio remoto
di chi proviene da un altro regno,
chissà se avrà sembianza
di nuvola o di stella
o di rondine che ritorna
il volto perduto,
il nome che potrebbe illuminare
i sassi sparsi sul sentiero.

Concludo con un’appendice irrituale, relativa all’immagine di copertina: è difficile fotografare le rondini in volo. Dopo quello scatto fortunoso, che ho usato come immagine di copertina, stesi quasi di getto una poesia, che ebbe poi bisogno di minimi ritocchi (vi è ancora su Facebook la traccia originale…) e che successivamente inclusi in Sull’improvviso (Arcipelago itaca, 2021, p. 61). Eccola, tra immagine e immaginazione:

La fotografia di una rondine

Mi sono intrattenuto a dialogare
con qualche rondine dal ponte vecchio
di San Mauro: studiai la loro lingua
ragazzo, dai balconi e dalle strade.

Non sono certo d’aver compreso bene:
la più anziana tra quelle che ho ascoltato
mi ha confessato la ragione vera
del suo ritorno, anche in questo anno:

non per gli insetti o per scampare ai falchi:
aveva desiderio d’apparire
in una foto un poco somigliante
ad un suo sogno vecchio e ricorrente

dove mischiava immaginato e vero.
Ed io che fino da bambino sono
stato gentile anche con le rondini
l’ho ringraziata per la confidenza,

ho chiuso gli occhi e aperto l’obiettivo.



[1] Oltre ai vari di vari autori già inseriti nel presente articolo, si legga, per esempio Franco Marcoaldi, di cui ho già riportato una poesia sul volo del Rondone, e che pare decisamente rapito dalla dimensione aerea: dedica, infatti, anche alla Rondine pari attenzioni: «È in arrivo la rondine,/ essenza il principio dell’idea di volare./ Non v’è nulla che ella non faccia/ volando» (Rondini in allarme, in op. cit.)

2] Edoardo Firpo, O grillo cantadö (“Il grillo cantatore“,) All’insegna della Tarasca,1931.

[3] Gabriella Sica, Versi di rondine, in Poesie d’aria, op. cit.

[4] Ada Negri, Ombre d’ali, in Il dono, Mondadori, 1936.

[5] Diego Valeri, Rondini, in Crisalidi, Taddei, 1919.

[6] Giovanni Prati: «Son qui sulla gronda/ che canto gioconda» (XIX. Rondine, in Iside, 1878).

[7] Rocco Scotellaro, Margherite e rosolacci, Mondadori, 1978.

[8] Giovanni Pascoli, op. cit.

[9] Gaetano Arcangeli, op. cit.

[10] Pier Paolo Pasolini, Le ceneri di Gramsci. Poemetti, Garzanti, 1957.

[11] parafrasando versi da L’albatros dei Les Fleurs du mal di Charles Baudelaire, nella traduzione attribuita a G. Ungaretti.

[12] Diego Valeri, op. cit.

[13] Alessandro Quattrone, La rondine presente, Passigli, 2020, p. 114.

Immagine di copertina: “La fotografia di una rondine” dal Ponte Vecchio di San Mauro Torinese, maggio 2020, foto di Alfredo Rienzi