“Siamo i resti di un’altra epoca”: Nikola Madzirov

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Da Ciò che abbiamo detto ci perseguiterà (Crocetti, 2025, a cura di Pietro Salabè)


(…) C’è un caratteristico connubio di gestualità e spiritualità nella poesia di Madzirov, l’immagine, per esempio, dei palmi congiunti riporta a quella della “mandorla” così frequente nell’iconografia bizantina dove simboleggia l’unione fra il Divino e l’Umano. Ricorrono anche le apparizioni angeliche e i riferimenti biblici – “Bisogna inventare nuovi paesi/ per camminare nuovamente sull’acqua” –, sebbene il poeta macedone non si riconosca in una fede istituzionale: “Noi non siamo una religione/ e nessuno crede alle nostre/ scritture sacre,” scrive in Luce e polvere. L’originalità della poesia di Madzirov sta nella convergenza di un minimalismo e una visionarietà onirica dalle molteplici fonti, che sia la spiritualità ortodossa o il surrealismo che si percepisce nei versi di Due lune: “Una ragazza si rispecchiava/ nei recinti diafani della città./ Due lune si posarono/ nei suoi occhi mentre col suo sguardo/ avvicinava i limiti dei mondi esplorati”.
Il poeta macedone si riallaccia a una certa tradizione dell’Europa orientale che va da Vasko Popa a Zbigniew Herbert, da Lucian Blaga a Nichita Stănescu le cui immaginifiche 11 elegie riecheggiano in alcune delle terzine più toccanti di questo libro: “Sii solo, ma non solitario/ affinché il cielo ti possa abbracciare,/ affinché tu possa abbracciare la terra solitaria”. (…)

(dalla prefazione di Pietro Salabè)



Le ombre ci sorpasseranno

Un giorno ci incroceremo
come una barchetta di carta e
un’anguria che si raffredda nel fiume.
L’ansia del mondo
sarà con noi. Con i nostri palmi
eclisseremo anche il sole
e ci avvicineremo con le lanterne.

Un giorno il vento
non cambierà direzione.
Le foglie della betulla cadranno
nelle nostre scarpe sulla soglia.
I lupi inseguiranno la nostra innocenza.
Le farfalle poseranno la loro polvere sulle nostre guance.

Tutte le mattine nella sala d’attesa
un’anziana racconterà storie su di noi.
Anche quello che dico è già stato detto:
aspettiamo il vento come due bandiere
su un confine.

Un giorno tutte
le ombre ci sorpasseranno.

*

Lancette dell’orologio

Eredita la tua infanzia dall’album delle foto.
Tramanda il silenzio
che si spande e raccoglie
come uno stormo di uccelli in volo.
Tieni stretta tra i palmi
la palla di neve sbieca
mentre colano le gocce
lungo la linea della vita.
Di’ la preghiera
a labbra chiuse:
le parole sono semi che cadono in un vaso.

Si impara il silenzio nel grembo materno.

Prova a nascere
come la lancetta grande dopo mezzanotte
e subito i secondi ti sorpassano.

*

Ciò che abbiamo detto ci perseguiterà

Abbiamo dato un nome
alle piante selvatiche
che crescono dietro agli edifici in costruzione,
e a tutti i monumenti
dei nostri invasori.
Abbiamo battezzato i bambini
con i nomi affettuosi
trovati nelle lettere
lette una sola volta.

Abbiamo poi, di nascosto, decifrato le firme
in fondo alle ricette
per le malattie incurabili
e col binocolo abbiamo ravvicinato
le mani che ci salutavano
dalle finestre.

Abbiamo lasciato le parole
sotto le pietre assieme alle ombre sepolte,
sulla collina che conserva l’eco
di antenati che non compaiono
nell’albero genealogico.

Ciò che abbiamo detto senza testimoni
ci perseguiterà per molto tempo.

In noi si sono stipati molti inverni
che nessuno ha mai menzionato.

*

Quando il tempo si fermerà

Siamo i resti di un’altra epoca.

Ecco perché non posso
parlare della casa o della morte
o di dolori prevedibili.

Finora nessun ladro di tombe
ha scovato le mura tra di noi,
né il freddo calato nelle ossa
fra i resti di tutte le epoche.

Quando il tempo si fermerà,
discuteremo della verità
e sulle nostre fronti le lucciole
formeranno una costellazione.

Nessun falso profeta
aveva previsto che il bicchiere si sarebbe rotto
e neppure che si sarebbero toccati i palmi –
due grandi verità da cui sgorga
acqua pura.

Siamo i resti di un’altra epoca.
Ci ritiriamo nei paesaggi
della solitudine addomesticata
come lupi che contemplano la colpa eterna.













Il poeta, saggista e traduttore macedone Nikola Madzirov è nato nel 1973 a Strumica, vicino al confine con la Bulgaria e la Grecia, in una famiglia di esuli delle guerre balcaniche. Considerato uno dei maggiori poeti macedoni, ha pubblicato raccolte poetiche insignite di prestigiosi premi e ha partecipato a numerosi festival letterari in Europa, negli Stati Uniti e nel Sud America. Le sue opere sono state tradotte in più di trenta lingue e alcune sue poesie sono state musicate dal compositore jazz Oliver Lake, collaboratore di Bjork e Lou Reed. È uno dei coordinatori del network internazionale di poesia Lyrikline, con sede a Berlino.











La foto in copertina è uno scatto di Luca Pizzolitto