“Il giorno migliore è un giorno di sete”: Karin Boye

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Da “Poesie. Testo svedese a fronte” (Le Lettere, 2018)


Alla bellezza

Quando i nostri dei cadono
e stiamo soli tra i frantumi,
senza più appoggio per i piedi
come sfere nello spazio –
allora ti s’intravede un attimo, alta Bellezza.
Allora, solo allora.
Severa come un fuoco tu consoli:
“Qualunque cosa cada – io sorgo ancora.”
O stai, stai, benedetta
e salva la mia anima
dalla menzogna di un dolore infinito!

*

Quiete della sera

Senti come abita vicino la Realtà.
Respira qui a fianco
in sere senza vento.
Forse si mostra quando nessuno crede.

Il sole scivola su erba e roccia.
Nel tacito gioco di lei
è nascosto lo spirito della vita.
Mai come stasera fu così vicino.

Ho incontrato uno straniero silenzioso.
Se avessi teso la mano,
avrei sfiorato la sua anima,
quando ci siamo incrociati, con timidi passi.

*

Sento i tuoi passi nella sala,
sento in ogni nervo i tuoi rapidi passi
che nessuno nota altrimenti.
Intorno a me soffia un vento di fuoco.
Sento i tuoi passi, i tuoi amati passi,
e l’anima fa male.

Cammini lontano nella sala,
ma l’aria ondeggia dei tuoi passi
e canta come canta il mare.
Ascolto, prigioniera dell’oppressione che consuma.
Nel ritmo del tuo ritmo, nel tempo del tuo
batte il mio polso nella fame.

*

In movimento

Il giorno sazio non è mai il più grande.
Il giorno migliore è un giorno di sete.

Ci sono certo meta e significato nel nostro viaggio –
ma è la strada che vale la fatica.

La meta migliore è il riposo di una notte,
dove si accende il fuoco e il pane si spezza in fretta.

Nei luoghi dove si dorme solo una volta,
il sonno è sereno e il sogno pieno di canto.

Andiamo, andiamo! Nasce il nuovo giorno.
Senza fine è la nostra grande avventura.

*

L’attimo

Nessun cielo di una notte d’estate senza respiro
giunge così profondo nell’eternità,
nessun lago, quando le nebbie si diradano,
riflette una calma simile
come l’attimo –

quando i confini della solitudine si cancellano
e gli occhi diventano trasparenti
e le voci diventano semplici come venti
e niente c’è più da nascondere.
Come posso ora aver paura?
Io non ti perderò mai.

*

In fondo alle cose

Lessi sul giornale che qualcuno era morto, qualcuno che conoscevo di nome.
Lei visse, come me, scrisse libri, come me, invecchiò, e ora è morta.

Pensa ora di esser morto e di aver lasciato tutto,
angoscia, orrore e solitudine, e la colpa implacabile.

Ma una grande giustizia è nascosta in fondo alle cose.
Tutti noi abbiamo una grazia da attendere – un dono che nessuno rapisce.




Karin Boye (1900-1941) è tra le più importanti poetesse scandinave del Novecento.
È stata un’intellettuale animata da un forte ardore civile e politico, oltre che una sensibile e lungimirante organizzatrice culturale che promosse la fondazione della rivista letteraria d’avanguardia e di impronta freudiana “Spektrum”.
Nel cuore della poesia di Karin Boye è presente una forte tensione spirituale, uno slancio etico verso la bellezza, l’assoluto.

Una replica a ““Il giorno migliore è un giorno di sete”: Karin Boye”

  1. Avatar Boye Karin, a cura di Marchesi Daniela, Poesie, Le Lettere, 2025 (prima edizione 2018) – ANTOLOGIA DEL TEMPO CHE RESTA

    […] La raccolta “Poesie” di Karin Maria Boye, a cura di Daniela Marchesi, è pubblicata da Le Lettere con una prima edizione nel 2018 e una nuova edizione prevista nel 2025179. […]

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