Immagine di Angela Bacon
SILLABARI
Rubrica a cura di Silvia Rosa
FIGLIO | PATRIZIA BAGLIONE
Quando nasciamo siamo tutti figli, ma la vita presto ci insegna a diventare genitori di noi stessi. Cadiamo. Da piccoli ci sbucciamo prima le ginocchia per arrivare piano al cuore. Il cuore, però, non è un osso e quando si infrange non brucia come la pelle delle gambe, ma fa male e toglie il fiato, la notte. Ed ecco che allora, la poesia, ci lascia ancora figli per la vita che ci resta. Siamo la madre e il padre dei nostri stessi versi. Fratelli non uniti dal sangue, piuttosto da quel fil rouge che ci palpita dentro fin dal primo giorno. Uniti nel dolore, nello sguardo verso l‘oltre. Ancora figli e vittime della nostra stessa sensibilità. Accomunati tutti da una storta e perpetua devozione per la bellezza. Quella bellezza che è vita e poi divampa in un fuoco grandissimo che ci inghiotte. Noi, capri espiatori delle nostre famiglie. La sensibilità è un dono, certo, ma anche una condanna. E non c’è poesia senza empatia, come non esiste verso se non c’è visione. E così, mentre il mondo prova a sgretolarsi davanti ai nostri occhi, diventiamo sempre più bulimici e affamati di senso. Verità, senso e, ancora, bellezza. Intrappolati in questa dolce e triste gabbia d’oro, cantiamo per darci coraggio.
Da Madre che resta (Independently published, 2024)
Esiste un tempo in cui la morte
abbraccia attenta pure i vivi.
Col passo levigato come marmo,
essa ci appartiene – ci è madre.
Lo sai. C’è stato un tempo in cui
anch’io avrei potuto esserlo.
Ti immagini, figlio caro,
con quali braccia, occhi,
gambe, cuore, io lo sarei stata.
*
Lo nomino appena il tuo verbo
per accudirlo nella pancia,
attorno a un capo che sa di seta
il geranio mi cresce dentro.
*
Potevo scegliere un nome,
immaginare il volto,
sollevare in alto le pietre.
Stavo per trasformarmi
in madre — la tua.
Fatta col vetro
in abito di carta; madre
come onde del fiume.
Patrizia Baglione (Arpino, 1994), laureata in Scienze dell’Educazione, studia per conseguire la laurea Magistrale in Linguistica Moderna. I suoi testi sono apparsi in diverse riviste letterarie. Ha pubblicato La mia voce (Quid Edizioni, 2019); Malinconia delle nuvole (Kimerik Edizioni, 2020) – silloge presentata su Rai Radio Live – e Nero crescente (RPlibri, 2022); quest’ultimo recensito da Franco Manzoni sulle pagine del «Corriere della Sera» nella rubrica ‘Soglie’. Nel 2020 ha vinto il Premio Kalos alla Cultura. Dirige il blog «Versolibero». È redattrice di «Laboratori Poesia», «Lucaniart Megazine», «Larosainpiu, «Emme24», «litblog Finestre», «Pubblicazioni Letterariæ», «Liberi di scrivere». Per «La poesia e lo spirito», cura la rubrica TRE FISSE. Addetto stampa della casa editrice “VAN” (Trieste) “Garganta Press” casa editrice bilingue it/en (Portland), “Selvatiche edizioni” – sezione poesia – (Novara); e della “Di Felice edizioni” – collana La carena – (Pescara).
