Portosepolto #19: Carlo Giacobbi

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Portosepolto #19: Carlo Giacobbi, Erbe d’esilio (peQuod, 2024)




Ti fu chiaro non ammettesse più rinvio l’abbraccio
della fioritura vasta delle ombre.
Non sapesti più dire chi fossi, perché la sedia restasse

sospesa in equilibrio su due gambe, dove svanisse
l’ardere di carte che ti parve d’essere, o cosa sognasse
il braccio appeso alla maniglia.




La raccolta Erbe d’esilio è l’ideale prosecuzione di Abitare il transito.
L’io lirico, ancora in cammino, torna a riflettere su cosa l’abbia determinato o fino a che punto possa dirsi libero di autodeterminarsi.
Lo stallo del giudizio, il tacere davanti all’imperscrutabilità del proprio essere, si lega ad altri temi, quali ad esempio la difficoltà di entrare in contatto profondo con l’alterità, il non accorgersi della bellezza che pure esiste o il non riuscire a mostrarsi per ciò che si è.
Tutto ciò genera ombra, inquietudine, perdita di certezze. Nonostante ciò, specie nella seconda parte dell’opera, il poeta assume su di sé il dolore, lo abbraccia, lo espone al divino con cui colloquia, nella fede d’un essere per sempre, infinito, mai concluso.






Carlo Giacobbi è nato a Rieti nel 1974. Nella città natale risiede e lavora. Ha manifestato, sin dalla giovinezza, interesse per la poesia, la letteratura, il teatro, la musica e il canto. Ha vinto numerosi concorsi nazionali ed internazionali. È stato finalista al Premio “Lorenzo Montano” nel 2021 e 2023. È nelle redazioni di Arcipelago Itaca e Versante Ripido. Collabora con Macabor editore. Intensa è la sua attività di critico letterario che si affianca a quella di organizzatore di laboratori di scrittura poetica, nonché di reading e conferenze sulla poesia. Ha pubblicato, da ultimo, Abitare il transito (Arcipelago Itaca), Vicende e chiarimenti (Puntoacapo), Anche quando è malora (Arcipelago Itaca).

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