L’autore dà voce in un monologo ai pensieri di una donna senza tempo
Non voglio ubbidirti.
Non voglio restare
dove la mia bocca è serrata
dalla tua violenza
(S. Raimondi)
Sono tanti i personaggi femminili che popolano il mondo dei miti classici, tra questi Antigone, personaggio chiave della tragedia di Sofocle, tra i più letti e amati di tutti i tempi. Lo stesso poeta Stafano Raimondi, durante uno degli interventi a cui ho assistito qualche settimana fa, ha dichiarato che quando gli è stato proposto di scrivere per un progetto teatrale, dovendo scegliere tra tre figure mitologiche femminili, ha deciso senza esitazione Antigone o l’Antigone, come lui stesso l’ha definita nel titolo.
“L’Antigone – Recitativo per voce sola” (Ed. Mimesis, 2023) è un libro piccolo, tascabile, prezioso nelle fattezze e nel formato, che riscrive la storia della figlia di Edipo, la vicenda tragica di un’eroina femminile che ha dato la vita per la giustizia e la verità che va oltre la legge e la ragione. La storia, a grandi linee, racconta il tentativo di Antigone di dare sepoltura a suo fratello Polinice, che ha combattuto contro l’altro suo fratello. Entrambi muoiono, ma Creonte, Re di Tebe, ordina che solo Eteocle venga seppellito, indicando Polinice come traditore della patria; decide inoltre di punire con la morte chiunque disubbidisca al suo volere e ne seppellisca il corpo. Antigone si dichiara contraria alla disparità di trattamento dei corpi dei due fratelli e decide di assumersi la responsabilità di seppellire Polinice. Gesto che la porterà alla condanna a morte. Una morte terribile: Antigone verrà murata viva in una grotta senza uscita “è a me che hanno tolto la luce, il buio con dentro le stelle. A quale re ubbidire da qui, chiusa come sono? A quello del dovere o del compito? (…) Sono sola ora. Sola come una reliquia lontana, bianca e chiusa: ammutolita. La mia rivolta è il mio silenzio” (p.49). A tragedia si sommerà tragedia, perché dopo il suicidio di Antigone, ne seguiranno altri, quello del figlio di Creonte, Emone, innamorato della giovane e a seguire quello di Euridice, madre di Emone e moglie di Creonte. Si tratta di una tragedia in cui Antigone-vittima ne uscirà vittoriosa ed eroina, mentre Creonte- despota- carnefice ne uscirà sconfitto. La tragedia si chiude, infatti, con la consapevolezza delle sue responsabilità e la supplica agli dei di dargli la morte.
Il libro di Stefano Raimondi dà voce in un bellissimo monologo ai pensieri e ai sentimenti di Antigone. Uno donna consapevole che “I tribunali mangiano l’anima delle donne” (p.53) e che il suo gesto non è follia come tanti credono “Ho solo guardato dove gli altri hanno voltato le schiene, il capo e gli occhi” (45). E’ possibile leggere in queste pagine un grande messaggio di verità, di giustizia e di attualità, sostenuto dal perno miliare della pietà e della compassione, senza il quale non ci sarebbe stato movimento, azione, condanna o assoluzione. Antigone è un personaggio emancipato perché ha ‘coscienza’ e la coscienza le dà la forza della lotta contro la tirannia patriarcale, contro l’ingiustizia. Antigone resta, il suo gesto si farà memoria, la sua pietà esempio, il suo coraggio ammaestramento per le generazioni del passato, del presente e del futuro, perché questa è una storia senza tempo. E Antigone è una donna senza tempo.
Maria Pina Ciancio
Estratti:
31
Nessuno mi ha mai aiutata, né a vivere, né a morire. Ho scelto il peso del corpo da trasportare. Ho sceltola terra che sapeva ricoprirlo e neppure tu, Ismene, hai provato pietà né per lui, né per me. Voglio dirla la violenza del silenzio, dell’inazione. Guardare, a volte, è come uccidere. (p.60)
39
Non perdo solo la mia vita. Perdo la vostra morte, perché la mia non l’ho mai lasciata. Nata come sono, ho vagato infelice nel balbettio e ora è dal rantolo sovrano che ritorno, come le parole fanno, quando di colpo sembra si inizino a capire. Non ha rinunciato a nulla l’Antigone, sappia telo! Tutto ciò che andrò ad incontrare sarà solo l’inizio di una parola nuova. Sarà ciò che mi spetta e non sarà più un crimine desiderare, ma una preghiera da pronunciare. Ascoltatele bene! Non saranno parole diverse dalle vostre. (p.70)
43
Eppure è qui che mi riconosco, tra questa terra, in questa viscera occlusa; è qui che mi riconosco e mi sono riconosciuta gesto, materia: mio destino. Ora non cerco. Trovo! Ora trovo la mia azione, il mio diventare pietra d’inciampo, memoria. E’ questa la tua rabbia, Creonte. E’ il mio bene la legge, la tua coerenza. (p.76)
48
Qui smetto, ma non di morire, ma di vivere recisa. Ho lasciato dei bulbi e della terra vicino alla porta della mia casa. Ho lasciato un cielo e delle nuvole ricolme sopra il mio tetto. Li ho lasciati come auguri, come carezze mai dati a nessuno. Ho lasciato anche un fuoco acceso nel braciere, come un avvertimento, e sono pronta come una pioggia tarda d’estate. (p.81)

Stefano Raimondi, L’Antigone, Recitativo per sola vice, Mimesis/Filoosofie del Teatro 2023
Stefano Raimondi (Milano, 1964), poeta e critico letterario, laureato in Filosofia (Università degli Studi di Milano). Sue poesie sono apparse in “Almanacco dello Specchio” (Mondadori, 2006) e su “Nuovi Argomenti” (2000; 2004). Ha pubblicato Invernale (Lietocolle, 1999); Una lettura d’anni, in Poesia Contemporanea. Settimo quaderno italiano (Marcos y Marcos, 2001); La città dell’orto (Casagrande, 2002 – Premio Sertoli Salis 2002); Il mare dietro l’autostrada (Lietocolle, 2005); Interni con finestre (La Vita Felice, 2009); Per restare fedeli (Transeuropa, 2013 – Premio Marazza 2013), Soltanto vive. 59 Monologhi (Mimesis, 2016 – Premio Nazionale Franco Enriquez 2017); Il cane di Giacometti (Marcos y Marcos, 2017- Premio Città di Trento 2018), Il sogno di Giuseppe (Amos 2019). È inoltre autore di saggi come: La ‘Frontiera’ di Vittorio Sereni. Una vicenda poetica (1935-1941) (Unicopli, 2000); Il male del reticolato. Lo sguardo estremo nella poesia di Vittorio Sereni e René Char (CUEM, 2007); Portatori di silenzio (Mimesis, 2012) e curatore dei seguenti volumi: Poesia @ Luoghi Esposizioni Connessioni (CUEM, 2002) e [con Gabriele Scaramuzza] La parola in udienza. Paul Celan e George Steiner (CUEM, 2008). È tra i fondatori della rivista di filosofia “Materiali di estetica” e fondatore e membro del Comitato scientifico di “L’ABB – Laboratorio Permanente sui luoghi dell’abbandono” – Università degli Studi di Milano. Tiene corsi di scrittura poetica in diverse università, associazioni culturali e strutture scolastiche. Curatore del ciclo d’incontri “Parole Urbane”, svolge inoltre attività di editor presso Mimesis Edizioni e attività docenza presso la Libera Università dell’Autobiografia e Belleville la Scuola. È tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio e membro del consiglio scientifico del Centro Studi e Ricerche sulle Letterature Autobiografiche della LUA di Anghiari.
