A tu per tu (III) – Raffaela Fazio

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Qual è il seme da cui è germinata la tua poesia?

Ci sono due semi: la solitudine e il desiderio. La poesia è nata da lì, quando ero bambina. Fin da piccola ho sentito fortemente entrambi, e li ho coltivati. La solitudine, come cassa di risonanza, come spazio concesso allo sguardo per sondare la realtà sia dentro che fuori di me, come amplificatore del tempo di cui avevo bisogno per questo sguardo. E il desiderio, come duplice ponte: verso ciò che, non conosciuto, mi incuriosiva, e verso ciò che, compreso o intuito, volevo tradurre, esprimere.


Quale la sua genesi nel tempo?

Ho iniziato a scrivere a 7 anni. Trascrivevo le canzoni che avevo nella testa. Combinare parole a pensieri/immagini mi faceva sentire più libera. Da allora non ho più smesso. Ci sono stati incontri che hanno alimentato (e incoraggiato) la mia poesia, anche se per molto tempo non ho pubblicato. Per carattere e per scelte di vita (sono rimasta fuori dall’Italia per diversi anni) ho conosciuto tardi la realtà delle case editrici e degli ambienti letterari italiani. È una realtà da cui non si può prescindere se si vogliono far circolare i propri libri e ricevere feedback, utili come è utile ogni confronto per la propria crescita. Ma un conto è la “diffusione” di quanto si scrive, altro è il motivo per cui si scrive. Ho sempre vissuto la poesia come una necessità. In quanto tale, credo che la poesia sia svincolata da tutto. E non abbia bisogno di niente… se non di ciò che nutre realmente la mente e il cuore. I libri che ho pubblicato nel corso del tempo, abbastanza diversi tra loro per contenuto, hanno seguito i miei interessi e i miei affetti, anche nei momenti più bui: sono il mio modo di dare voce a quello che, in una misura o in un’altra, ha trasformato e trasforma la mia vita.

(https://www.raffaelafazio.it/poesia/raccolte/)


Quali i poeti che negli anni hai sentito più affini alla tua sensibilità?

Tutto ciò che ho letto mi ha arricchita, anche quello che mi ha provocata o semplicemente incuriosita. Parlare di “affinità” restringe la lista, certo, ma la lista resta comunque impossibile da delineare in maniera esauriente. Allora mi limiterò a citare solo pochi, a titolo esemplificativo: gli ermetici italiani (da Ungaretti a Luzi) e i simbolisti francesi, a cui si sono aggiunte voci come Rilke, Dickinson, Salinas, Tagore. 


Ti ritrovi nella riflessione, trascritta di seguito, di Giacomo Leopardi?

“Felicità da me provata nel tempo del comporre, il miglior tempo ch’io abbia passato in mia vita, e nel quale mi contenterei di durare finch’io vivo. Passar le giornate senza accorgermene, parermi le ore cortissime, e maravigliarmi sovente io medesimo di tanta facilità di passarle.

(Giacomo Leopardi, Zibaldone4417-1830 novembre 1828)

Credo che per tutti coloro che scrivono il tempo del comporre sia un tempo prezioso, anzi, necessario. Tuttavia, non lo definirei il tempo “migliore”. Il tempo migliore, per me, è quello in cui non solo si percepisce la vita con intensità, ma si ha la fortuna di condividerne la bellezza. Se la solitudine è una condizione naturale e indispensabile, l’amore per un’altra persona (amore che può assumere forme diverse) è, a mio parere, la cosa più bella; ed è anche la risposta più creativa all’esistenza, se è vero che rinasciamo ogni volta in cui spostiamo il baricentro verso l’esterno… e facciamo spazio al mistero.






Raffaela Fazio (Arezzo 1971) lavora come traduttrice a Roma, dove si è stabilita dopo aver trascorso dieci anni in diversi paesi europei. Lingue, iconografia, studi religiosi e poesia sono i suoi principali interessi. In questi campi ha al suo attivo varie pubblicazioni, tra cui, in particolare, diverse sillogi poetiche, come “L’arte di cadere” (Biblioteca dei Leoni, 2015) con prefazione di Paolo Ruffilli; “Ti slegherai le trecce” (Coazinzola Press, 2017) con postfazione di Francesco Dalessandro; “L’ultimo quarto del giorno” (La Vita Felice, 2018) con prefazione di Francesco Dalessandro; “Midbar” (Raffaelli Editore, 2019) con prefazione di Massimo Morasso; “Tropaion” (Puntocapo Editrice, 2020) con prefazione di Gianfranco Lauretano; “A grandezza naturale. 2008-2018” (Arcipelago Itaca, 2020) con prefazione di Daniele Barbieri; “Meccanica dei solidi” (Puntoacapo Editrice, 2021) con prefazione di Giancarlo Pontiggia e postfazione di Paolo Ruffilli; “Un’ossatura per il volo” (Raffaelli Editore, 2021) con prefazione di Giovanna Rosadini e una nota di Salvatore Ritrovato; “Gli spostamenti del desiderio” (Moretti&Vitali, 2023) con prefazione di Alfredo Rienzi e presentazione di Giancarlo Pontiggia. Si è occupata della traduzione di Rainer Maria Rilke, in “Silenzio e Tempesta, Poesie d’amore” (Marco Saya Edizioni, 2019, con postfazione di Massimo Morasso), di Edgar Allan Poe, in “Nevermore. Poesie di un Altrove” (Marco Saya Edizioni, 2021, con postfazione di Leonardo Guzzo) e di Renèe Vivien in “L’ardente agonia delle rose” (Marco Saya Edizioni, 2023, con postfazione di Marie-José Tramuta). Nel 2021 è uscito un suo libro di brevi racconti: “Next Stop. Racconti tra due fermate” (Fara Editore, 2021).