da La religione della bellezza
(peQuod, 2023 postfazione di David La Mantia) di Ilaria Giovinazzo
Io sono tutte le donne
con l’anima sdrucita
e le calze bucate
e il corpo eroso dalla battaglia.
Ho tempeste nell’anima
e la quiete assoluta negli occhi.
Ho il centro nel cuore
e la periferia nelle gambe.
Ho scelte da madre da compiere
e scelte da donna da rimandare.
Ho ponti che crollano davanti a me
e case da ricostruire
e un piatto di minestra sul tavolo
da servire, per i miei figli.
*
Un istante di luce, un bagliore,
il soffio impercettibile del tuo respiro.
Fiori di campo appassiti nel vaso blu.
L’amore scheggiato s’incrina
sotto il peso del vento.
*
Ho tentato di ricomporre
le ossa della bambina spezzata,
quella che nessuno vede
nascosta dentro i vestiti
incisa nella carne
che sorride a tutti
senza trovare la via di casa.
*
Non ho altra religione
che la bellezza
dell’anima
delle cose
*
Il canto scomposto
di un uccello alla mia finestra
mi scuote dal torpore notturno.
Il tuo corpo caldo accanto al mio,
la luce chiara dietro le colline.
Non c’è peccato nella bellezza.
“In un attimo prego all’infinito. Un attimo, un solo minutissimo attimo tutto dentro al suono segreto delle piccole cose lucenti sulla sacralità dell’esistente in spirito e materia, peso specifico di un coraggio tonante nel delicato canto scomposto del dolore e della alternanza scesa come ombra sui fianchi della vita e da ombra divenuta compimento e congiunzione di splendore sebbene marcata sia la fatica di sorridere al mattino mentre dentro il cuore sanguinava. Percorrere il sentiero di Ilaria Giovinazzo significa farsi condurre sull’altura di una innocenza non perduta laddove per innocenza si ha da intendere proprio quel non perdere di vista la vastità dell’orizzonte. Un orizzonte che ha poetico intento per assenza di superfluo e che ricama il suo accento sulla filigrana del vento mentre euritmico è reso il condursi nella donna e dalla donna alla bambina nascosta dentro i vestiti / incisa nella carne / che sorride a tutti / senza trovare la via di casa. Quella via che ha mappatura nella circonferenza etica di una dialettica pronunciata dove la pelle si stacca per non lasciare cadere nel vuoto il tremore delle mani, il tempo di muta necessario all’incontro con la traiettoria di una levità di natura che ci accoglie nel bianco ascolto di una liturgia che della bellezza sa già di non essere peccato.”
Ilaria Giovinazzo è nata a Roma nel 1979. Nel 2001 pubblica il suo primo romanzo Anime perdute con Effedue Edizioni. Nel 2005 esce per Prospettiva Editrice il romanzo Non posso lasciarti andar via. Alcuni suoi testi su «Prospektiva Rivista Letteraria» e nell’antologia Il tempo di Giulio Perrone Editore. Nel 2007 esce Donne del destino per Besa Editrice. Organizza le quattro edizioni del Premio Letterario ScrivereOltre insieme a Prospektiva Rivista Letteraria e ne cura le relative antologie. Nel 2020 esce la raccolta poetica Come un fiore di loto per la casa Editrice Ensemble. Nel 2021 esce, sempre per Ensemble, la seconda raccolta poetica dal titolo La simmetria dei corpi, con la prefazione della poetessa siriana Maram Al-Masri. Nel 2022 vince il primo premio della sezione poesia inedita al Concorso letterario “Il Delfino” e riceve il Premio speciale della giuria al Premio internazionale “Ossi di Seppia”. Nel 2023 cura la plaquette edita da Ensemble, dell’evento “Sinfonie Poetiche. Concerto per corde e fiati” da lei ideato e diretto. È presente con i suoi testi in diverse antologie. Attualmente vive e lavora tra le colline sabine.
Fotografia in copertina di Daìta Martinez
