“In quale fuoco ho chiuso la mia anima a restare”: Eugenio Mazzarella

Autore/a cura di:

Da “Cerimoniale” (Crocetti, 2023)


Ut pictura poiesis

Ferma e chiara è la notte
E senza vento
La grazia delle cose nel riverbero
Tutto un quieto respiro sulle acque
Di barche di navigli di alberi in riposo

Nella ferita della sera
Questa è la dipintura
Alta è la luna,
L’aver raggiunto il mare e non saperlo

*

Nella chiusa macchina del giorno

Nella chiusa macchina del giorno
Sapessi dire
In quale fuoco ho chiuso la mia anima a restare
Il freddo di quel gelo,
A non far verbo
A tacere dell’inganno
Aprire il giorno
E chiudere le notti,
A non avere rugiada del riposo,
Gran poeta sarei delle mie notti
Ad attendere di vedere l’episodio
La chiusa ferma del già stato
La ferocia in riga dei colpi
La fustigata noia
La colonna infame del lamento

*

In effigie

Cullato nella notte
Come in un’ambra
Il volto che riposa
Fermato al suo momento
Per chi l’avesse amato –
E poi neppure quello
L’unico, il non niente,
L’identico, l’amato del mio cuore

Smettere d’essere l’inumana fatica del ricordo

*

Non si torna. Forse in qualche modo
Torna alla coscienza. Ma tutto questo
Non torna. L’albero il viaggio il mare.
Queste erbe e questi passi
E tutto quello che vedi.
Forse sarà soltanto
Ricordo in altro modo.
Ma tutto questo non torna.
Non c’è niente da fare.
Non puoi portare via niente
Che non sia tu.
Resta qui finché puoi.
Cammina. Osserva. Costruisci.
Il senso è questo traffico col niente.

*

-273,15

Lo zero assoluto non esiste
L’incendio è nato freddo

Oltre non puoi andare
Sarebbe niente prima del niente

È quando tutto è fermo
Anche l’anima che non esiste

Allo zero assoluto
Non c’è neanche più freddo
Non c’è atomo che lo senta

È il puro ciò che è visto
La linea tra due specchi
La scaglia di ghiaccio della mente

Non sono venuto a capo di nulla

Non ho capito il dolore

Perché si spezza la canna
Perché cede la lastra
Perché si bagnano agli occhi
Le mie mani
Mentre scendo,
Mentre all’inverso
Passo i mondi gli strati
E la luce in alto,
Sempre più lontana

Mettimi a riposo!
Scegli il letto –
Le rose
La ferma terra
Le mani della carne.

Scegli il letto –
Che io abbia,
Svuotato,
Riposo.
La mia piccola kenosi
Più nessuno sforzo



Eugenio Mazzarella è professore emerito di Filosofia Teoretica all’Università Federico II di Napoli, dove è stato preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. È tra i maggiori interpreti di Heidegger e Nietzsche, cui ha dedicato studi considerati classici. Ha sviluppato una riflessione antropologica il cui focus filosofico è un programma di “tenuta” dell’umano conosciuto: “Via d’uscita. L’identità umana come programma stazionario metafisico” (Il Melangolo 2004); “L’uomo che deve rimanere. La smoralizzazione del mondo” (Quodlibet 2017).
Ha trattato il nesso poesia-ontologia in “Perché i poeti. La parola necessaria” (Neri Pozza 2020).
Ha pubblicato quattro raccolte di poesia.





Fotografia in copertina di Emiliano Cribari

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