Sillabari (IV) – Persistenza | Gianni Ruscio

Autore/a cura di:

Immagine di Laura Makabresku

SILLABARI

Rubrica a cura di Silvia Rosa

PERSISTENZA | GIANNI RUSCIO


Dopo aver lasciato andare qualcosa o qualcuno, dopo essersi abbandonati a questo, dopo il crollo di ogni certezza, si rimane soli e vuoti. Al fondo di questo, si è presentificato in me il sentimento della persistenza. Non ha a che fare con la resistenza, con l’insistenza, con la sopravvivenza, è un sentimento tutto nuovo che non avevo mai sperimentato né conosciuto. Questo libro è il tentativo di dare voce a questo sentimento, che dentro di me ha preso vita ed è emerso quando tutto è venuto meno. Persistenza di cosa? Non lo so di preciso. Persistenza nel continuare a credere in ciò che non esiste, in quello che non c’è, mi verrebbe da dire. E allora persistenza della memoria, forse. Ma non solo. Persistenza di un’ombra, di un vuoto che rimane tale per far sussistere tutto il resto. Persistenza dell’invisibile. Nel continuare a credere che quello che non si vede sia ciò che alimenta, muove e da senso a tutto “il mondo del visibile”.

Da Luna vibra corpo (Il Convivio Editore 2023)

Perde una goccia
dal rubinetto in cucina. Ogni tonfo nel lavandino
è una luminescenza
nel bel mezzo della mia fronte.

Suono ridondante sul corpo
visione scomposta del fenomeno.

Concentrato su questo evento
si stacca il tonfo dal tonfo e diventa
atto dell’atto.
Da fuori si smaterializza una goccia
che s’innerva in quello che rimane del corpo.

Ero un colpo luminoso,
scandito a morte da quel ritmo.


*

Cerchiamo un punto di riferimento. Ma non ce ne sono
dove a circondarci è solo il buio
che rilascia da sé stesso sé stesso, moltiplicandosi
nello spazio
dove ogni cosa è perdita di senso.
Tempo in sottrazione, addizionato
a sé per mezzo di lui. Tempo
orizzontale che incrocia
il suo gemello verticale. Retta che interseca
un’altra retta: sono i punti cardinali per non perdere
la fede. Ma io forse la fede non ce l’ho, il mio orientamento
religioso va più verso il macello.

*


Questo paese che chiamavamo
memoria, ci siamo sporti per riconoscerlo
ma non c’era più, non c’era più
nessuno.
Più era il dove e il quando
senza come e senza perché
più era il cuore che gonfiava le pareti
oltre la sua bocca, che temeva il ristagno.
Oltre le mani
che preparavano il pane
e cantavano le pagine della notte
e della storia
era questa rovina
impazzita nella voce.

Gianni Ruscio è nato a Roma nel 1984. È musicoterapista all’Antenna 00100 di Nazzano, comunità diurna e residenziale per adulti e minori autistici con disagio psicosociale. Tra le sue pubblicazioni ci sono: Respira (Ensemble 2016), Interioranna (Algra 2017), Proliferazioni (Eretica 2017), L’ottavo giorno (Oedipus 2021), Mutazioni (Terra d’ulivi 2022). Luna vibra corpo è la sua nona opera edita.