SILLABARI
Rubrica a cura di Silvia Rosa
VENTO | MICHELA ZANARELLA
Ricorre spesso tra le poesie della mia raccolta “L’eredità del bosco” pubblicata da Macabor la parola vento, elemento che sin dall’antichità veniva associato al respiro e allo spirito. Considerato una forza della natura che rappresenta molte cose, in questo caso assume il significato di movimento, viaggio e cambiamento. Il libro è strutturato in quattro sezioni: La montagna, la luna, luce e memoria. Nella prima sezione la parola vento è dominante, perché la sua presenza è una costante tra le cime dell’altopiano di Asiago, luogo in cui ho trascorso parte della mia infanzia e a cui ho dedicato i miei versi, ritrovando il contatto con i quattro elementi che regolano la vita sulla terra. Un ritorno che mi ha permesso di recuperare un equilibrio con me stessa e ciò che mi circonda, senza dimenticare gli affetti, tra presenze e assenze. L’invisibile sfiora il visibile e si manifesta attraverso simboli che abbracciano mitologia e spiritualità. Nel silenzio è il vento a esprimere gli umori del tempo, mentre le stagioni cambiano. Anche la luna è spettatrice di questi mutamenti assieme alla luce e alla memoria, tutte in dialogo con me in una sorta di elevazione interiore. La montagna non a caso rappresenta il veicolo dell’ascensione al cielo o del ritorno al principio, oltre che il luogo della manifestazione del sacro (ierofania) o del divino (teofania), il vento è necessario per porsi in ascolto e guardare in profondità, dove spesso lo sguardo non giunge. Lo considero indispensabile per compiere un viaggio completo partendo dai luoghi che amo, fino a raggiungere altre dimensioni più complesse da esplorare. Diventa strumento di conoscenza e intuizione, affascinante e imprevedibile come la poesia.
Da L’eredità del bosco (Macabor Editore 2023)
Ritorno da me
nel bosco che mi ha insegnato
come fa silenzio la neve
tra gli umori del vento
nella pelle antica di montagna.
Mi vedo nel corpo dei pini
a recuperare il tempo del germoglio
a rincorrere gli anni tra le linee dei tronchi
quanto mi assomiglia la resina
nel suo traboccare dal legno
quante primavere ha pronunciato
grondando gioia e appartenenza alla vita.
Porto il nome di una terra
che fiorisce ciclamini
e ghiaccia nelle cavità di roccia
la mia corteccia pulsa e sogna
resiste alle ombre di stagioni affilate nella nebbia
mi rende felice la voce degli affetti assenti
ora luce tra le foglie di quercia
assolte dal buio.
Eccolo il mio cuore, mentre sorge il sole
si confonde alle curve bianche del sentiero
mentre la luna riesce a immaginare
cosa mi illumina gli occhi la notte:
l’eco di una cima che sprigiona aurore.
*
Portare via dalla penombra un ricordo
in segreto ripeterne lo stupore
intatto dentro i giorni lo sguardo carico di sole
nel sentiero taciturno del bosco.
Non sono mai state lontane le rocce di montagna
tengono a riparo la saggezza della luce
le mie urgenze di silenzio.
Tutte le sere torno a proteggere
il corpo di una memoria che cova
fioriture tra i ciliegi
rivedo una trama di prati falciati a fieno
e un viavai di deltaplani
che si spingono dentro infinità di vento
nell’aria d’estate ogni assenza è vicinanza.
*
Pomeriggio di vento e di sole
in un ferragosto
che ha risvegliato voci nelle case disabitate d’inverno
spalancate le finestre
ora cresce l’allegria dello stare con gli occhi sui prati
i ciliegi sanno che già domani tornerà il silenzio
e il lieve frastuono dell’estate
sarà un’eco appesa ai rami degli alberi
il bosco guarirà in preghiera la mia febbre
venuta per far giurare alle labbra
l’amore per le spine e le cime altissime.
Michela Zanarella è nata il 1° luglio 1980 a Cittadella (PD). Dal 2007 vive e lavora a Roma. Ha pubblicato diciotto libri. Negli Stati Uniti è uscita in edizione inglese la raccolta tradotta da Leanne Hoppe “Meditations in the Feminine”, edita da Bordighera Press (2018). Giornalista, autrice di libri di narrativa e testi per il teatro, è redattrice di Periodico italiano Magazine e Laici.it. Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi, cinese e giapponese. È tra gli otto co-autori del romanzo di Federico Moccia “La ragazza di Roma Nord” edito da SEM. Nel 2023 ha vinto ex aequo il premio nazionale di poesia “Vincenzo Pistocchi” aggiudicandosi la pubblicazione della raccolta “L’eredità del bosco” con Macabor Editore.
