Sillabari (I) – Silenzio | Sergio Bertolino

Autore/a cura di:

SILLABARI

Rubrica a cura di Silvia Rosa

SILENZIO | SERGIO BERTOLINO

Far dialogare la voce e il suo abisso. Semplicemente sporgersi, tentare dalla soglia l’assoluto a cui non credi. Siamo fame di quello, homines religiosi. Ed è anche questione di ritmo, di soste e di apertura. Il silenzio è la pausa necessaria, l’attesa che avvolge ogni parola. Origine, orrore delle definizioni. Un attimo prima che si alzi il sipario, «preistoria di una lingua e del linguaggio / finché vivo» per apprendere da capo – nella pura possibilità. Il silenzio mi ha scelto: non sono stato io a scegliere il silenzio. Mi è venuto incontro. Mi si è piantato nella bocca. Dalla soglia ammiro questo dare e sottrarsi allo stesso tempo. La via dell’ombra è sempre la migliore. Qualcosa di grosso, di ribelle e illimitabile, qualcosa di lavico e pre-verbale rimane sul foglio, sfugge al governo del dire, come «sentire la pace del nume, quanto / solo un niente gli somigli».


Da Resistenza e sparizione (Avagliano 2023)

Chiarità che non si dice
e a cui m’affaccio, abbacinato
nel ripetermi l’abisso

i limiti che sono,

succede di venire all’essenziale
stando fermi – qualcosa
arride: un verbo vuoto nel torace,
il sangue di nessuno.

*

La tana è muta. – Qualcuno, in quel poco
di disordine là fuori, nella canea
tra certe figurine, troverà eccitanti
la breve traversata il cambio chiave,
alle prime avvisaglie di fumo
negare gli occhi alle ossidiane
o attendersi al binario con un libro
un fischiettio… Non io, nemmeno tu,
ma qualcun altro. Chissà, forse «libero!»
è impostura, defezione – intervallo
di fresco tra due cerchi – un barbagliare
indefinito, e dopo tutto un vuoto.

*

Forse un’eco, da dove l’ordine è finale
e abbiamo i palmi scorticati per la gioia
a un suo sorriso, l’imprudenza collaudata
delle sere nei parcheggi che lodiamo
senza vento, prima di.
Ricordo sì, la città da cui partimmo
rodere gli alberi in preghiera si direbbe,
la neve in bocca che splendeva come un sasso
o una moneta; e il silenzio, il silenzio
era una bava, il mio cuore
contro il tuo semplificato.




Sergio Bertolino è nato a Reggio Calabria nel 1984 e vive a Torino, dove insegna Lettere alle scuole superiori. Cofondatore e condirettore di «Avamposto», ha pubblicato le raccolte di versi Chiave di volta (Nulla Die, 2018), La sete (Marco Saya, 2020 – Premio Umbertide XXV Aprile 2022) e Resistenza e sparizione (Avagliano, 2023).